Gli Indalaska sono un side-project dei Maninkari, un duo persiano proveniente da Parigi. I Maninkari sono sicuramente fra i gruppi più originali della musica ambient. Le influenze nella loro musica sono numerose e spaziano dalla classica, al jazz, all’avanguardia fino all’ambient. La loro non è la solita elettronica ambientale, genere un po’ inflazionato ormai da qualche tempo, ma utilizza strumenti etnici particolari come il bodhran – un tamburo a cornice irlandese – e la viola. Ora il mitico Stefano Musso ha deciso, con il suo progetto Alio Die, di pubblicare uno split con gli Indalaska intitolato Tempus Fugit. La musica è magnetica e profonda e ci immerge con i suoi drones in una dimensione mistica ed esotica. Le ambientazioni sono molto meditative e mostrano l’amore di Stefano Musso per la musica orientale e persiana. L’ambiente circostante viene circondato da suoni raffinati ed ipnotici: sembra di essere all’interno di un’antica cattedrale gotica – in un’atmosfera metafisica e surreale – mentre si stanno celebrando antichi culti dimenticati. Le improvvisazioni acustiche creano una sorta di raga cosmico che ci fa ricongiungere con il nostro Sé più nascosto. La traccia iniziale “L’heure qui ondule” – quasi 22 minuti di durata – è un lungo trip misticheggiante in cui le sonorità etniche si uniscono alle tessiture ambientali: si ha la sensazione di entrare in uno stato di quiete e pace interiore. Il finale è molto intenso e mi ha ricordato i Popol Vuh di “Vuh” da In Den Garten Pharaos. La successiva “Le temps du crépuscule” riprende le stesse atmosfere arabeggianti come in un lungo mantra senza fine. Anche le successive “Réponse aux nuits cache-dieu” e “Le temps irrémédiables” sono sulla stessa falsariga. In alcuni momenti mi sono venute in mente anche alcune produzioni di Vidna Obmana. Tempus Fugit è un disco stupendo in cui forse troviamo Alio Die al suo meglio. Si tratta di una collaborazione imperdibile. Disponibile su Bandcamp: https://aliodie.bandcamp.com/album/tempus-fugit.