Jérôme Reuter è indubbiamente un artista prolifico. Nel corso della sua carriera ha pubblicato con i Rome numerosi dischi passando dalle cupe ambientazioni marziali degli inizi alle classiche ballate neo-folk per giungere, infine, a una sorta di cantautorato intimista che lo pone dalle parti, più che dei Death In June, di oscuri “chanssonier” come Leonard Cohen e Jacques Brel. In realtà l’amore per il suono martial-industrial ogni tanto ha fatto sempre capolino ma l’impressione è che la vera dimensione di Reuter sia quella di un oscuro menestrello folk. Ora esce, sempre per la Trisol, il suo disco “irlandese” ovvero The Dublin Session. Si tratta di materiale registrato durante un suo soggiorno a Dublino con alcuni amici. Jérôme Reuter ha sfruttato l’occasione per comporre della musica folk fortemente influenzata dalla tradizione irlandese. Si è così circondato di alcuni musicisti locali per riuscire a dare un tocco “folkloristico” all’insieme grazie all’uso di strumenti come il banjo, l’uilleann pipes e il bouzouki. Le tracce sono state registrate al leggendario Sonic Studio. L’impressione generale è che ci troviamo di fronte ad un episodio minore della sua produzione ma, non per questo, il disco va archiviato frettolosamente. “Minore” non vuol dire necessariamente che ci troviamo di fronte ad un lavoro di secondo piano. Anzi la dimensione “intima” riesce a donare a quest’opera un fascino particolare. Il nostro riesce a regalarci alcuni brani travolgenti come la frizzante “Antenora”, la pacata “Evropa Irredente” e soprattutto la magnifica “Vaterland” (la parola si riferisce al termine “Fatherland” ovvero Patria) che si candida fin d’ora come un nuovo classico dei Rome. Su tutto aleggia un inconfondibile “feeling” “gaelico” che certo dona un colore particolare a questo disco. The Dublin Session non è il nuovo capolavoro dei Rome, siamo distanti a livello qualitativo, per intenderci, dal recente Le ceneri di Heliodoro, ma merita comunque di essere ascoltato.