Già pubblicato in vinile da Stone Stallion Rex, Omega viene ora ristampato da Sad Sun Music/My Kingdom Music in edizione limitata a sole 333 copie e corredato da una veste grafica rinnovata nella cover, potendo inoltre beneficiare di tre bonus track più inclini al desert rock, tra le quali spicca il titolo di “Doom for the red sun”, stabilendo così un’ascendenza ben delineata. Entrando nel cuore di Omega, trattasi di doom processionale e fiero, come attesta una “Flower of revelation” ancorata ad una visione del genere affine a quanto propugnato dai Count Raven e dagli altri affiliati alla gloriosa e pur troppo dispersa Hellhound Records. I Sardi onorano inoltre la tradizione del dark sound italiano, ampliando la prospettiva ed aderendo ad un approccio più profondo al quale contribuisce la sempre presente componente psichedelica. “Antartide” è lunga ed estenuante, risuona nella sua lunga parte iniziale il vento gelido che soffia sulle algide distese riflettenti il bagliore di un sole morente che però possiede ancora forza, richiamando così la suggestione che provoca la lettura de “Alle montagne della follia”. L’atmosfera asfissiante di “The man who dared”, una cantilena disturbante, inscena l’invocazione finale, la chiamata al rito purificatore, con le chitarre che rimbombano e le percussioni secche che contornano un quadro nerissimo. Un senso di tragedia incombente s’impossessa dell’ascoltatore incalzato dall’irrompere di una voce femminile, la caduta nel caos viene però evitata con un repentino scatto a lato. La liturgia del doom di “Quest for Agartha”, la marcia ferale di “Evil horde of Lucifer”, episodio significativo che esprime una potenza sonora inaudita, la severa title-track attestano la fede del trio per il doom più grave e maestoso, quello che non si cura dello scorrere del Tempo. Un credo inconfutabile, una musica che proviene da abissi che mai il genere umano potrà sondare. Cito Claudio Sorge, quando a proposito dei Saint Vitus, paragonò questi ai Grandi Antichi. Ecco, questo è il doom.