Rientra fra le uscite valide dell’anno scorso Too Deep, album del progetto di Cameron Findlay denominato Kontravoid. La sua musica si colloca in area synthwave caratterizzata da linee di basso incisive e una ritmica vivace che occasionalmente si avvicina all’electro, rivelandosi spesso adatta al dancefloor. Apre “Open The Wound”, una delle tracce più significative: suoni sperimentali derivanti da una miscela azzeccata e tesissima di spunti syntwave, industrial e noise che diviene ossessione e ‘carica’ l’ascolto. Subito dopo, “Turn Away” si allinea a canoni EBM , l’andamento si fa frenetico e il clima tormentato, mentre “So It Seems (Version 2)”, nuova versione di un brano risalente a un paio di anni fa, sviluppa la stessa ispirazione arricchendola di ulteriori rumorismi all’interno di un fosco e opprimente scenario. La title track, opta poi per una melodia più accattivante, ma pulsa di vita e muscolare intensità, mentre “Never Alone” recupera una dimensione wave dal sapore ‘vintage’ ma dalla presa indiscutibile e “Cost of Life” è fra le più facili e orecchiabili, praticamente la classica hit ballabile ma non per questo meno piacevole. Infine, se in “Distress” il ritmo è più moderato ma l’atmosfera appare decisamente cupa, “10.000 Voices”, con le sue sonorità dai colori pacati e sognanti e le voci suggestive, conclude in modo inatteso ma di certo gradito un disco che si distingue assolutamente dalla massa e riserva diverse soddisfazioni.