Colin Wilson è stato uno scrittore britannico morto nel 2013 che ci ha lasciato in eredità una vasta produzione che comprende saggi di psicologia, letteratura, arte. Si tratta di una figura di rilievo della letteratura inglese, una sorta di “outsider” (dal nome del suo libro più celebre) che ha coltivato gli interessi più disparati fra cui esoterismo, occultismo, filosofie mistiche, letteratura, musica. Siamo di fronte indubbiamente a una personalità forte che ha ricevuto anche alcune critiche per il suo approccio così eterodosso. Ma, oltre ai saggi, ha scritto anche thriller metafisici e degli horror esoterici ispirati al grande H.P. Lovecraft. Ora la casa editrice Carbonio sta ripubblicando i suoi romanzi: è appena uscito Riti notturni ma, in precedenza, erano stati ristampati Un dubbio necessario e La gabbia di vetro. La gabbia di vetro (il libro preferito dallo stesso autore) appartiene a una particolare categoria ovvero quella del thriller metafisico e filosofico. Se avete in mente i thriller che vengono pubblicati oggi a ritmo serrato forse questo libro non fa per voi. Se invece chiedete qualcosa di più a un romanzo (che non sia semplice intrattenimento) troverete allora pane per i vostri denti. La gabbia di vetro vi regalerà diversi spunti sulla natura oscura dell’animo umano. La vicenda è ambientata nella Londra di metà anni ’60. Anche in Riti notturni Wilson ci aveva regalato un ritratto indimenticabile dell’atmosfera sotterranea della metropoli londinese, fra locali equivoci, periferie desolate, pub polverosi, luoghi celebri come Portobello Road, Notting Hill Gate e Chelsea, artisti eccentrici e personaggi solitari e bizzarri. Qui ritroviamo gli stessi elementi anche se l’azione è spostata qualche anno più avanti (dalla fine degli anni ’50 a metà anni’ 60 appena prima della Swinging’ London). La vicenda è basata su un serial killer che ha la particolarità di lasciare (scritti sui muri dei luoghi in cui ha commesso gli omicidi) dei versi del poeta William Blake. A questo punto alla polizia viene in mente di interpellare Damon Reade, la massima autorità in materia. Reade è un uomo solitario che vive da recluso a Lake District, nella campagna inglese. Inizialmente scettico, finirà per accettare l’incarico e si trasferirà a Londra dal suo amico Kit Butler per cercare di risolvere l’enigma. Reade contatta un sedicente mago a cui mostra le lettere che gli appassionati di William Blake gli spediscono. Il medium gli indica quella che per lui è una lettera scritta da un assassino. Colin Wilson fa così partire l’indagine, nel suo tipico “modus operandi”, da una traccia occulta. Da qui in avanti la trama si ingarbuglia e la matassa viene dipanata in maniera intuitiva un po’ alla maniera dei gialli di Edgar Allan Poe e del mitico investigatore Dupin. Infine Reade e Butler riescono ad identificare, secondo il loro punto di vista, il potenziale assassino. L’analisi della personalità contorta di questo personaggio è da manuale: Wilson si addentra nel cuore di tenebra dell’uomo sviscerandone le pulsioni più nascoste e la gabbia mentale in cui è prigioniero. Il libro si legge tutto d’un fiato anche se ci sono dei momenti più lenti in cui troviamo divagazioni filosofiche che rallentano un po’ il ritmo. Ma questa è la sua cifra stilistica e di sicuro è uno degli elementi per cui questo scrittore ha un circolo di seguaci che lo venerano come un vero e proprio culto. A distanza di tempo i suoi libri sono ancora leggibili e godibili e, a mio parere, sono superiori a molti thriller contemporanei in quanto sono più profondi  e meno superficiali. Seppur alcune correnti filosofiche da lui apprezzate (come l’esistenzialismo) non siano più di moda Colin Wilson rimane uno scrittore da leggere e da ristampare. Disponibile presso il sito della Carbonio editore al seguente link: https://carbonioeditore.it/.

Colin Wilson La gabbia di vetro – Carbonio editore – 265 pagine – Euro 17,50 – 2019