Il doom è materia da trattare con rispetto. Devi esserci “dentro”, devi seguirne le Regole, possederne i Codici. L’Amico Massimo Gasperini più volte lo ha ribadito, con l’autorità che gli appartiene e che gli riconosciamo.
Abyss è il doom. La visione del genere che fu/è propria dei Saint Vitus ampliata, fatta propria da due ragazze di Osaka che irrobustiscono le loro trame iniettandovi massicce dosi di rumorismo e di psychedelia deviata e deviante. Ne consegue che il magma sonoro da loro prodotto induce un effetto devastante, come se stessimo precipitando in un nero abisso (appunto…) di follia. Ed “Insanity” che spalanca le porte di Abyss è già ben più d’un indizio; “Amusement Park of terror” ci offre una collezione di nefandezze che solo una mente malata può concepire, traccia strumentale violentata da inserti tastieristici spaziali che ci conducono ai margini ultimi dell’Universo conosciuto, ove albergano Nere Divinità che è meglio non scuotere dal torpore nel quale sono costrette da eoni. La svelta “Forked Road” travolge l’ascoltatore, una carica apocalittica, polvere d’ossa frantumate dagli zoccoli furenti di cavalcature bestiali. Ed ancora rumore, tanto rumore. Un “wall of sound” annichilente, impressionante, una violenza esercitata con implacabile logica. Il ferale cadenzato di “Chained”, la più agile “Sleeples night” che vorrebbe spezzare le catene introducendo interessanti variazioni ritmiche (ma il tema è sempre oscuro, malatissimo), la lunga “Sun” (quasi otto minuti) che omaggia la scuola del Maryland e gli Sleep, il titolo ci illude, ma i suoi contenuti sonori risultano ancora una volta d’una pesantezza quasi insostenibile.
Nessuna voce accomodante, nessuna concessione alla melodia. E’ doom, nella sua essenza. Affidato a due giovani giapponesi. Confermo in toto quanto espressi in sede di recensione di “Under the strawberry moon”: affidiamo alle Blacklab (Black Sabbath e Stereolab fusi insieme) il futuro del doom, ad esse ed a chi rispetta i Padri ed i precetti da questi emanati.
Abyss è stato prodotto da Jun Morino nella città che ospita il duo, Osaka, e successivamente mixato a Londra da Wayne Adams (già al lavoro con Green Lung, Cold in Berlin, Pet Brick). Registrazione concentrata in tre giorni. La notte c’era luna piena.