E’ stupefacente come i romani Witches of Doom trattino la materia doom. La loro visione, il loro approccio seguono dettami fatti propri da Wino, ma il perimetro entro il quale si muovono è più ampio, abbracciando le pulsioni gotiche che scuotevano i brani più irsuti dei T0N. E lo fanno con estrema disinvoltura, come se avessero fatto del Maryland la loro seconda patria artistica, la terra che ha dato i natali ad un suono che si è fatto universale e che loro rispettano. Guai ad abbassare la guardia con Funeral Radio, che dopo “Master of depression” e “Coma moonlight” si riversa quel concentrato di carica che è “Queen of Suburbia” tra le spesse trame della quale sono celati riferimenti ai Foo Fighters più ringhiosi. “Sister fire” si destreggia tra Danzig e Type 0 Negative, indurendo la struttura come avrebbero fatto i Cathedral di “Carnival bizarre”, mentre “Ghost train” scende a Sud, tagliando in due l’Alabama e lasciandosi infine cadere sulla sedia a dondolo in bella vista sulla veranda che s’affaccia sui campi di cotone. Il vento caldo accarezza la pelle del volto e solleva sbuffi di sabbia, ma è già tempo di ripartire, richiamati dalle chitarre irose di “November flames”. La lunga title-track affronta il deserto col piglio di chi lo conosce, conscio dei pericoli che si celano ad ogni svolta. Decisamente una grande canzone per un disco eccellente, ma prestate attenzione a quel monile di grezzo doom che è “Hotel Paranoia”, degno suggello di Funeral Radio, la bandiera nera del doom sventola alta! 

 

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