Chi legge Gustav Meyrink sa che, se non vuole fermarsi ad un approccio superficiale, in tutti i suoi libri si trovano dei veri e propri insegnamenti iniziatici. In effetti siamo di fronte ad uno scrittore particolare da maneggiare con cura. Il pericolo altrimenti è quello di non capirlo e di far fatica ad entrare nella sua narrativa soprattutto per quanto concerne i romanzi successivi al suo capolavoro Il Golem. Non sempre Meyrink è riuscito a bilanciare la resa artistica con le dottrine che voleva veicolare e quest’aspetto ha reso un po’ pesanti al lettore alcune sue opere. Di Meyrink ora esce per Bietti, a cura del bravo e competente Andrea Scarabelli, un agile libretto intitolato La metamorfosi del sangue che fa luce proprio sul suo “modus operandi”. Il volume comprende 2 testi (La metamorfosi del sangue e Immortalità) provenienti da un saggio autobiografico rimasto inedito alla morte dell’autore e tradotti per la prima volta in italiano.
Questo saggio rappresenta un po’ la summa del suo pensiero e il suo testamento spirituale. Da questo testo emerge come il vecchio scrittore abbia ascoltato durante tutta la sua esistenza una “voce interiore”, da lui simbolizzata nell’immagine della “figura velata”. Meyrink mette in guardia in ogni caso da tutti gli imbroglioni e i falsi medium da lui conosciuti personalmente e che vanno classificati sotto la voce “paccottiglia”. A ben vedere sono gli aspetti deteriori della spiritualità di cui scriveva Evola in Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, un fenomeno ancora molto attuale nella nostra epoca. Viceversa Meyrink prende molto sul serio lo yoga, una disciplina di cui è un cultore e che ha coltivato per tutta la sua esistenza con impegno e dedizione. Non è poi sorprendente l’interesse nei suoi confronti di Hermann Hesse il quale vedeva nella fuga in Oriente un mezzo per la salvezza dell’uomo occidentale. Di grande interesse storico è poi la riproposizione dell’introduzione alla prima edizione italiana di Il Golem di Enrico Rocca. Rocca (intellettuale esperto di letteratura mitteleuropea) non sembra prendere molto sul serio le teorie esoteriche di Meyrink (ma Borges era dello stesso parere) ma tuttavia il suo contributo (anche se suona oggi datato) resta fondamentale per la sua ricezione nel nostro paese. Di assoluto rilievo è inoltre la presenza di una sua intervista all’autore. Il volume è completato da un’interessante introduzione di Sebastiano Fusco (in cui si loda il modo in cui Meyrink ha trattato la leggenda del Golem astraendola dalle leggende popolari) e da un apparato iconografico di grande pregio. Ma sicuramente illuminante è il saggio finale di Andrea Scarabelli (Magiche metamorfosi) che scava con profondità nel pozzo senza fondo del pensiero magico “meyrinkiano”.
La metamorfosi del sangue è un volume indispensabile per tutti coloro che vogliano approfondire il pensiero di uno scrittore ancora oggi necessario. Disponibile sul sito di Bietti al seguente link: http://www.bietti.it/.
Gustav Meyrink “La metamorfosi del sangue” – Autobiografia spirituale – 164 pagine – Bietti – 2020 – Euro 17