Ora, se i Postvorta fossero nati, chessò, in Svezia e fossero prodotti da qualche luminare del post-post-tutto, si griderebbe al miracolo. Invece i Postvorta sono italiani, ed il loro Porrima non è un miracolo, bensì una tangibile dimostrazione del livello raggiunto dal sestetto ravennate. Che è attivo ormai da dieci anni ed oltre, fattore che pesa e non poco. I cinque brani che compongono il successore di “Carmentis” (2017), atto finale della trilogia “del concepimento” prinicipata nel 2015 con “Æegeria” vantano un minutaggio esteso che permette loro di ben esplicare la trama sonora e concettuale sottostante, sono legati l’uno all’altro generando così un flusso continuo di emozioni cangianti al quale l’ascoltatore viene stimolato. Porrima è disco di ottima qualità, minuziosamente rifinito in sede di produzione da Riccardo Pasini (The Secret, Ephel Duath) e masterizzato da Magnus Lindberg (Cult Of Luna); l’apice a mio modesto avviso lo raggiunge con “March dysthymia”, sulla quale interviene l’ospite Alberto Casadei dei Solaris (notasi la presenza del trombone di Alberto Bucci, Ottone Pesante, in “Ephitelium copia” e di Francesca Grol in “Decidua trauma catharsis”), episodio che immerge letteralmente l’uditorio in un ambiente liquido, mutevole, davvero coinvolgente.
I Postvorta guidano con fermezza il plotone dei più aperti all’avanguardia, dei più arguti fautori del rinnovamento di un genere che riserva ancora ampi margini all’esplorazione. Sicuramente una candidatura autorevole per le vautazioni di fine anno.
Web: https://postvorta.bandcamp.com/album/porrima