Come suggerisce il titolo, II ci consegna la seconda uscita degli svedesi, seguito del debut omonimo datato 2013. Il combo di Stoccolma accoglie inoltre in formazione Peter Stjärnvind (fratello di Pia, la cantante), piè veloce già in attività con Merciless, Krux, Entombed, Nifelheim, Candlemass e non solo, il quale assicura maggior tasso di classe e dinamismo alle litanie assemblate dal quartetto, troppo frettolosamente inserito in catalogo sotto la voce sludge. La proposta sonora dei nostri esibisce un ventaglio di soluzioni che traggono elementi anche dal death e dal black. Le accelerazioni letali di “Land of darkness”, le atmosfere glaciali dell’introduttivaOrog Nuur” (scelta come primo singolo) conducono l’ascoltatore a “Rivers of riversedove il ritmo cala, incanalandosi nell’alveo di un hard rock crepuscolare, lento e maestoso, “sporcatodalle vocals strazianti di Urskogr (Pia Stjärnvind )  ed irrobustito dal solito, micidiale drumming di Fast Feet Stjärnvind. Un brano che esprime una mestizia cosmica che è impossibile trattenere, sensazione di malessere acquita dall’ingresso di una voce muliebre che s’appropria dello stile espresso dalle grandi cantrici doom dell’ultima generazione. Episodio di spessore, ma isolato in una track-list che lascia nuovamente spazio alla furia nichilista di “Through the gates”, brano congiunto alla più compassata “Chthonic” che vorrebbe farsi carico della ferocia epica degli inarrivabili Bathory. Nel finale irrompe un lancinante a-solo di chitarra che ne ricompone le tessere, mentre “At the mountain’s edge” è un marcio black’n’roll frontale. Chiude il disco (masterizzato da Magnus Lindberg – Cult of Luna) l’oscura ed ambientale “Av Aska”, fra sussurri stregoneschi, rumore di pioggia (l’eredita di “Black Sabbath”!), spettrali voci maschili, chitarre che esibiscono isolate ma efficacissime note. Un epilogo degno di un album convincente che lascia però spazio ad ulteriori messe a punto; solo allora i Serpent Omega potranno ambire alla prima lega del black/doom.