A due anni da “Scars across” rientrano sulle scene i finnici Convocation, riproponendo la consolidata formula poggiante su estenuanti riff ultra-heavy ed un costante martellamento ritmico. Il duo formato da LL e da MN (Lauri Laaksonen e Marko Neuman, il curriculum vitae dei quali non starò qui a ricordare, essendo assai articolato!) confeziona quattro tracce per complessivi tre quarti d’ora di doom sepolcrale, dilatato fino allo spasimo ed intepretato da un licantropico Neuman assai rispettoso dei dogmi imposti dal genere. I riferimenti sono noti e non si discostano da quanto operato sul citato esordio, il loro stile mostra comunque segni di lodevole messa a punto. “The absence of grief”, è episodio magistralmente condotto, una lenta litania funebre che rende onore agli insiemi che li hanno preceduti; si noti la presenza alle vocals di Anssi Mäkinen dei Profetus (oltre ad un non meglio identificato Tenebrous Tonchev, ma ben conosciamo la ritrosia dei nordici nel farsi riconoscere), il quale, pur limitandosi ad un intervento mirato e contenuto, contribuisce all’innalzamento complessivo del livello di una canzone che possiamo senza timore annotare come una delle migliori espressioni del funeral-doom. Le restanti tre tracce non segnano incertezze, percorrendo con decisione la via maestra: pochissime variazioni (“Misery form” è altro brano da tenere in debita considerazione, quivi compare una voce muliebre, a tratti agghiacciante, della quale non si trova riferimento), dosi massicce di melancolia sparse come petali di rosa vizzi, sonorità abissali che creano un’atmosfera di malata attesa dell’ineludibile compiersi del Fato amplificata dall’uso proficuo delle tastiere (“Portal closed”, titolo mirabile ed azzeccatissimo). Il duo ha affidato a Greg Chandler il compito di masterizzare Ashes coalesce, incarico che l’inglese ha portato a termine con il solito puntiglio, un ulteriore tassello di pregio d’un mosaico scurissimo che chi frequenta le desolate lande del doom estremo non potrà non apprezzare.