I Klonavenus sono diventati ormai una certezza nella scena musicale che ci interessa e quindi accogliamo volentieri l’uscita, quest’anno, del terzo album ufficiale del combo romano, costituito da Paolo Chemnitz e Saffio nel lontano 2005. Motion:less dista circa un lustro dal precedente Angst e contiene undici brani in linea con lo stile definitivamente scelto dai due, che li colloca a cavallo fra l’elettronica oscura e il synthpop, in un’area che in Italia conta, tutto sommato, pochi nomi di rilievo. Rispetto al passato, possiamo dire che Motion:less compie un ulteriore spostamento verso il pop, proponendo sonorità più orecchiabili che oscure, ben dominate dalla voce – inconfondibile nella sua ‘ruvidezza’ – di Chemnitz, con motivi piacevoli e assolutamente adatti al dancefloor: una modalità in cui ricercare, più che il nuovo, maturità e sicurezza di sè. Ed ecco l’opener, “Dies Irae” che, dopo l’esordio in aria di ‘classicismo’, attacca in velocità regalando alcuni minuti di autentica frenesia. Troviamo poi, “We Fly Away” che non accenna a placare l’adrenalina e offre una ‘scaltra’ melodia che cattura facilmente e che la deriva EBM rende più intrigante, mentre in “Until the Other Side” si preferiscono colori più dark per tornare ai ritmi vivaci e alle sfumature electro di “Emotionless”. A seguire, c’è una delle tracce migliori, “My Crying Bride”, ai cui suoni accattivanti il contributo vocale di Valerie Hely conferisce leggerezza e sensualità e la strumentale “Neon Blue” dimostra che, in questi paesaggi ‘sintetici’, non mancano visioni più tormentate e malinconiche; “Permafrost” insiste con le ritmiche sostenute e incalzanti come, del resto, anche la successiva “In Good And Evil”, diversamente dalla pacata ma inquietante “Fast Radio Burst”. Infine, due remix, il primo di “Song Of The Dead” – brano presente in Angst – a cura di A Copy For Collapse e il secondo della citata “Dies Irae”, realizzato da Templebeat, concludono un album di livello decisamente soddisfacente.