Se il nome Dome La Muerte non è conosciuto al grande pubblico in Italia, di contro qui a Pisa, sua “zona di nascita”, lui è giustamente considerato un mito.

Come tutti quelli che “nella costa est” toscana si sono appassionati alla musica e alla scena alternativa, anche io ho una marea di aneddoti su di lui. Come quando verso la fine degli anni ’80 lo vedevo entrare al Centro Sociale Macchia Nera di Pisa, vestito di pelle e fichissimo come una vera rockstar (e infatti con i miei amici dicevamo che era un “sorco della Madonna”!). Arrivava con la bellissima moglie al seguito e con la simpaticissima figlioletta che… si addormentava sulle casse, nel bel mezzo di rumorosissimi concerti! Oppure quando anni dopo facevo con lui il DJ alle serate di Ver Sacrum al Baraonda, uno storico locale in Versilia: una volta aumentò così tanto il volume delle casse spia che persi temporaneamente l’udito e l’indomani dovetti andare al pronto soccorso! 

Le cosa che fa rabbia è che Dome La Muerte – per l’appunto – è un nome conosciuto da troppe poche persone. Il suo talento, la sua storia musicale, la sua simpatia e umanità meriterebbero un’ampia visibilità a livello nazionale se non mondiale. Eppure l’importanza di Dome nelle scena alternativa italiana è innegabile: è stato tra i fondatori dei grandissimi Cheetah Chrome Motherfuckers, sicuramente il più importante (e forse anche il primo) gruppo hard-core italiano. Li lasciò all’apice della fama mondiale per unirsi ai Not Moving, una band unica nella pur eclettica scena eighties italiana, con il loro eccitante e brillante mix di garage-rock, punk e dark. La carriera musicale di Dome non si è mai fermata, prima con le infinite formazioni dei Not Moving, poi con MGZ, con i suoi tantissimi progetti in gruppi o da solista fino all’inaspettata semi-reunion con i suoi antichi sodali Lilith e Tony Face nei Not Moving LTD, per chi scrive uno dei migliori gruppi italiani di oggi.

In Dalla parte del torto c’è tutto questo e molto molto altro. Il libro è costruito come una conversazione in presa diretta tra Dome e Pablito el Drito (Pablo Pistolesi), con tutti i pregi e gli inevitabili limiti del caso (il linguaggio leggero e colorito che fa scappare risate spesso e volentieri da un lato, lo stile un po’ piatto e qualche refuso di troppo dall’altro).

Il lettore è così accompagnato in un viaggio nella controcultura italiana dagli anni ’70 ad oggi. Mille sono gli episodi memorabili, da quando i Not Moving aprirono per i Clash o quando fecero il tour con Johnny Thunders, al mitico concerto hard-core con i CCM e tanti altri gruppi punk toscani nella chiesa sconsacrata di San Zeno a Pisa, dalla collaborazione con il poeta Cheyenne Lance Henson ai rave illegali, fino all’incontro con la divina Nico, che fu ospite in casa di Dome pasteggiando a pasta al pomodoro e Amaretto di Saronno.

Va bene l’etica e l’estetica del “no regrets”, ma l’amaro in bocca – se non si vuole parlare di rimpianti – per le occasioni perdute da Dome monta di frequente leggendo queste pagine. Dall’ostracismo dei Not Moving da parte dei funzionari Rai, all’occasione mancata di diventa­re il chitarrista di Vasco Rossi, la vita di Dome e di tutti i suoi straordinari compagni di viaggio è stata spesso sul punto di cambiare radicalmente verso il successo vero. 

Va dato atto a Dome di non essersi mai arreso e soprattutto di non vivere ricordando i bei tempi andati. L’arte e l’esistenza tutta di Dome La Muerte sono proiettate nel presente, se non addirittura nel domani. Onore a questo libro per aver restituito fedelmente il ritratto di una vera leggenda alternativa. Qualcuno diceva “it’s only Rock ‘n’ Roll…but I like it!”.

Dalla parte del torto – Una storia hippie punk e rave di Dome La Muerte e Pablito el Drito, Agenzia X, 238 pag, € 15,00.

Info: https://www.facebook.com/dallapartedeltorto.unastoriahippiepunkrave