Quinto disco per Tessa Murray and Greg Hughes, in questi giorni che mi vedono letteralmente seppellito sotto una spessa coltre di detriti doom, uno spiraglio di luce necessario. Le belle armonie dreamy intessute da Hughes ed interpretate dalla vocetta deliziosa ed indolente della Murray (una LDRey meno esposta al mainstream) rimandano ad atmosfere da FM, con il sole che abbacina e che rende i contorni delle cose più sfocati. Ma attraversare il deserto la notte può rappresentare un azzardo, l’anima più ombrosa della coppia pretende attenzione, manifestandosi senza remore e delimitando il campo d’azione sonora del progetto. Pur nella sua veste spartana, The last exit non è opera disadorna, tutt’altro, gli Still Corners prestano attenzione ai contenuti, dosandoli con sapienza e facendo ricorso all’esperienza maturata. “White sands” lo dimostra, ma non è l’unica canzone da annotare sul taccuino, le undici che compongono la lista del disco riservano più di una soddisfazione all’ascoltatore. A patto che in esse non si ricerchi il colpo a sorpresa, The last exit scorre infatti quieto ed uniforme, intriso di melodie semplici ma mai banali, ed ammantato di classe espositiva. Formalmente impeccabile, anche troppo.
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