The silent lineage compila otto brani ben eseguiti da un terzetto di esperti musicisti; essi denotano un eccellente gusto compositivo che non si limita alla citazione di modelli (per altro ben identificabili) che hanno influenzato (e certamente influenzano tutt’ora) i responsabili della scrittura offrendo bensì una credibile ed aggiornata interpretazione del death-rock. Se “Black sun ritual” e “Shards” reiterano con cura certosina i canoni classici del genere e la veloce “A taste of turmoil” è una scheggia punk, altrove emerge una inclinazione al glam-rock più teatrale (“Flower phantoms”) che rimanda ai Daucus Karota ed ovviamente alla produzione ascrivibile a R. Williams, vero nume tutelare di The silent lineage che non manca di citarlo, con il riverente rispetto che si deve. Non si registrano cali di tensione e/o ricorso ad inutili riempitivi, la qualità di queste canzoni fa sì che l’effetto-nostalgia venga agevolmente eluso. Permettetemi di sottolinearlo con forza, The silent lineage è un’opera quanto mai necessaria per la “continuazione” di una specie che rischia altrimenti l’estinzione.