Quanti anni sono trascorsi da “Illwill”? Dieci. Un’enormità. E da “Greater art”? Ventisette. Eoni. 

La vita cambia. La vita ti cambia. La chiamano esperienza. Eventi che si susseguono. Che si sovrappongono. Strato dopo strato. Incrostazioni che rendono più dura la corteccia che ci avvolge. Che temprano l’animo. 

Dieci anni da “Illwill”. Dieci anni della vita di Daniel Brennare. Teniamone buon conto. Non puoi essere lo stesso di due lustri or sono. A meno che ti ibernino, ti rinchiudano in un sarcofago e ti spediscano chissà dove a bordo di un vascello astrale comandato da una intelligenza artificiale. Ma il mondo attorno a te sarà in ogni caso diverso da quello che hai lasciato, di quello di cui hai contezza, al tuo risveglio. “Cosmic sailor”. 

L’attacco di Ominous è affidato alla sarabanda sisteriana “At the destination”, brano epico infettato dai batteri di “Temple of love”. Il gothic rock che si fa adulto, non più faccenda riservata a quattro ballerini agghindati da imbecilli. Di qui all’epilogo ”In bloom” Brennare affida il disco alla sua anima, alla sua natura incline alla cogitazione, all’analisi sovente dolorosa. La chiosa dolente e riflessiva, laddove l’apertura faceva sfoggio di un ardore sorprendente per i canoni classici del compositore svedese.  

“In gloom” raccoglie le forze residue, affida l’anima alla tenebra, predisponendoci al commiato. Non poteva apporre miglior sigillo a quest’opera. Il miglior disco mai pubblicato dai L.o.T.? Probabilmente no, ma è questione di gusti personali e non intendo addentrarmi nell’intima convinzione di ognuno. Sicuramente è una bella opera, finalmente! Daniel Brennare ricolloca le tessere al loro posto, lucida l’urna di marmo che custodisce la Tradizione. Un suono, uno stile. Poteva semplicemente ripetere la formula collaudata che ha dato forma ad ”Illwill”, od a “Crimson cosmos”, non lo ha fatto. Perchè, riprendo quanto sopra, anch’egli è cambiato. Ominous va oltre, “In wait and in worries” ed ”Ominous one” sono diverse ma sorelle, appartengono allo stesso ceppo. Così “One without dreams” (sole calante nephiliano) e “The end of this world”. Titoli che pesano 

Eppoi “Cosmic sailor”. Irrompe con la furia dei Sòlstafir ma è un attimo, cangia repentinamente umore, trasformandosi in una magnifica ballata crepuscolare, commovente, grandiosa. Un’angoscia realmentecosmica”, impossibile rimanere indifferenti dinanzi alla sua fiera e composta mestizia. 

Lo sconosciuto Kadath che non vedrai mai, cosmico navigante, perchè il Tempo non te lo concederà. Troppo lunga la traversata alla quale al quale ti sei accinto. Ti fermerai quando la meta sarà ancora lontana, perso nel deserto di ghiaccio che si trasformerà nel tuo sepolcro. Di te resterà forse solo il ricordo. O nemmeno quello, ma che differenza fa?