Che il periodo inquieto che stiamo vivendo abbia influito negativamente su tanti aspetti dell’esistenza, ponendole di fatto limiti e condizioni è ormai assodato, così come è noto che tanti, artisti e non, trovandosi a dover modificare progetti e a trascorrere molto più tempo lontano dalle occupazioni abituali, abbiano sviluppato idee nuove e ‘impreviste’. Accade dunque che, a inizio 2021, sia uscito il primo lavoro di Luis Vasquez senza il moniker The Soft Moon: un album con ben 14 tracce che, da un lato, evidenzia il talento e l’eclettica competenza di questo artista e, dall’altro. ci rivela uno dei suoi lati più oscuri e angoscianti… e la musica di The Soft Moon, quanto ad angoscia e oscurità aveva già battuto molti primati. Se infatti l’idea di Vasquez era di trovare una forma espressiva più vicina alla propria intimità, lo stile che caratterizza A Body of Errors sembra manifestare un groviglio di stati d’animo inquietanti e negativi: lungi dalle modalità sia pur complesse ma situate nella vasta area del postpunk tipiche di The Soft Moon, troviamo qui brani generalmente strumentali vicini all’ambient, ma arricchiti da una massiccia componente ‘industriale’ spesso incline a delineare atmosfere opprimenti e claustrofobiche. Non è facile respirare liberamente nel corso di questi quasi 40 minuti di musica, che sanno tuttavia suscitare singolari emozioni. Apre “Interno” con sonorità ‘futuribili’ e vibranti che si affacciano in un mondo oscuro quanto indecifrabile. Subito dopo, un respiro affannoso all’inizio di “Poison Mouth” predispone a uno scenario ancora più cupo che si popola, nel prosieguo, di ogni tipo di rumorismi, alcuni dei quali terrificanti se non apocalittici, mentre “Under My Teeth” si addentra sempre in paesaggi decisamente ‘industriali’ esaltandone l’essenza con una ritmica ossessiva e “Decomposition”, divisa in due brevi parti distinte, si cimenta letteralmente nella ‘decomposizione’ di forme ed estetica ad opera di percussioni martellanti. Ma numerosi sono ancora i rimandi ‘industriali’ per esempio in “Surgery”, fredda e ‘cattiva’, oppure in “No Longer Human” ove fra gli effetti elettronici trapela la disperazione; in “Used to be”, invece, abbiamo una parvenza di parte vocale che, inevitabilmente, rinvia a The Soft Moon. L’ultimo brano di A Body of Errors è “World On Fire” che riparte da un tema ambient per colmarlo di infinite variazioni: la fine di tutto è alle porte ma è affascinante. Proprio come la bellezza.
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