
La sensazione di ritrovarsi in un club di Leeds di una quarantina di anni fa viene spazzata via dagli arrangiamenti elettronici, molto presenti ma allo stesso tempo mai eccessivi. Giorgio Ricci (Templebeat, Ran tanto per citare un paio di nomi dal suo pregevole CV) amalgama con cura il suono delle tastiere, creando un bilanciamento assai riuscito con le chitarre di Massimiliano Griggio e con la voce di Simone Scarani.
Lo stesso terzetto tra l’altro si era già affacciato sulle scene oscure con il progetto Blackbeat, di cui recensimmo qualche tempo fa il suggestivo video del loro bel pezzo “Grindadrap“.
Talvolta la nostalgia 80’s prende un filo il sopravvento, come in “Endless End”, “To Smile to Death” e “Your Silence” dove aleggia lo spettro dei nomi storici del passato.
Molto convincenti risultano i brani più lenti, come la title-track e “Cold Emotion”, o la malinconica “That Flame Goes Out”, per chi scrive la migliore canzone del CD. Molto belli sono poi gli arrangiamenti della cover di “Dancing with tears in my eyes” degli Ultravox, con la chitarra distorta che rincorre l’ultra familiare linea di tastiera.
“Sick Boy” e “Monster” sono poi brani di grande impatto, con degli accattivanti riff di chitarra e l’elettronica in evidenza.
Deviant Love è un album piacevole, che porta nel XXI secolo una fascinazione che dura da quasi mezzo secolo. Saprà catturare l’attenzione delle nuove generazioni e non solo di noi reduci? Ai posteri…
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