Ci troviamo in Inghilterra, più precisamente in un piccolo borgo nel Suffolk, Wakenhyrst, dove sorge, quasi fuori dal tempo, Wake’s end, una grande dimora antica circondata dall’oscura e selvaggia palude di Guthalf. Nel 1913 Edmund Stearne, proprietario della tenuta e studioso di storia locale, trova nel cimitero accanto alla chiesa, durante i lavori di ristrutturazione da lui finanziati, un dimenticato dipinto medievale, precedentemente occultato da strati di calce, raffigurante il Giudizio Universale, l’Apocalisse, in cui orrendi demoni sembrano assumere le forme degli inquietanti abitanti della palude. Sconvolto dalla visione di quest’opera, che risveglia i sensi di colpa che affondano nell’infanzia e nelle torbide acque stagnanti fonte della sua ossessione, l’uomo perde via via il senso della realtà e il controllo della mente, scivolando in una lucida follia che lo porta a compiere un terribile gesto e a trascorrere il resto dell’esistenza in un manicomio, dove dipingerà tre incredibili e bellissimi dipinti affollati di piccoli demoni beffardi e osceni. 

La vicenda di questa discesa agli inferi è narrata dal punto di vista della figlia Maude all’epoca sedicenne, che nel 1966, ormai anziana, rivela alla storica dell’arte Robin Hunter tutti i terribili segreti che si nascondono dietro la cupa tragedia. Numerosi sono gli elementi introdotti che ampliano la struttura e la complessità del romanzo, a partire dalla traduzione da parte di Edmund Stearne dello sconosciuto diario di Alice Pyett, una mistica del XV secolo in odore di stregoneria, alla lettura più o meno casuale della Vita di San Guthalf, opere che avranno un’influenza decisiva sulla visione allucinatoria che porterà l’uomo alle più drastiche conseguenze. I ricordi di Maude si inframezzano così alle pagine del diario del padre che lei leggeva di nascosto nel tentativo di capirne e anticiparne le mosse e di fermare l’inevitabile caduta. 

I demoni di Wakenhyrst utilizza le modalità del thriller e del romanzo gotico, attraverso una trama che si dipana abilmente mantenendo sempre alta la suspence, per raccontare il percorso nella follia con una sensibilità contemporanea, privilegiando i personaggi femminili, senz’altro meglio delineati di quelli maschili e mettendo in luce la difficile condizione femminile del tempo e la differenza di ruoli tra i due sessi. Si tratta di un riuscito mélange in cui storia, arte e letteratura convergono, all’interno di un racconto sospeso tra realtà e soprannaturale, in un avvicendarsi di demoni e santi, fantasmi del passato, antiche superstizioni e rituali religiosi. Ma è soprattutto l’ambientazione a farla da padrone e a regalare i momenti più intensi e inquietanti, marcando il tono oscuro della vicenda, le cui radici affondano proprio nella palude di Guthalf, con l’evocazione dell’orrore che trattiene nelle sue fosche acque. 

Per chi volesse ulteriormente approfondire le tematiche del romanzo segnalo anche la nota finale dell’autrice Michelle Paver (conosciuta in ambito fantasy per le Cronache dell’era oscura e le Cronache dell’età del bronzo) che rivela alcuni spunti da cui è nata l’idea della trama, tra cui particolarmente interessante è il riferimento alle opere di Richard Dadd, artista vittoriano ossessionato dalla figura del dio egizio Osiride, che uccise il padre con un’ascia e trascorse il resto della vita in un manicomio dipingendo ossessivamente quadri dettagliatissimi piene di piccole creature, fate ed elfi, tanto da essere considerato uno dei maggiori esponenti della corrente ottocentesca del fairy painting. Sicuramente una figura perfetta come spunto di narrazione, ma anche un personaggio storico da conoscere e approfondire prossimamente!

I demoni di Wakenhyrst di Michelle Paver, Neri Pozza Editore 2020, 304 pagine, 18,00 €.