Luigi Porto è un musicista cosentino trapiantato a New York che ha fatto dell’eclettismo e della contaminazione fra generi la sua cifra stilistica. Avevo apprezzato in particolare Scimmie del 2014. Ora esce l’attesto nuovo disco intitolato Tell Uric, un album molto apprezzato da Angelo Badalamenti cosa che ha reso felice Luigi Porto che si dichiara un grande fan della colonna sonora di Twin Peaks. Per chi già conosce la sua musica si tratta di un lavoro che potrebbe riservare qualche sorpresa non tanto nell’approccio alla materia sonora, sempre all’insegna di una costante ricerca che mischia musica da film, avanguardia e influenze disparate, quanto nella forma. L’album in effetti è formato da 8 canzoni perfette nel loro linguaggio contaminato ma essenziale. Luigi Porto vive a Washington Heights a Manhattan proprio dove è forte la presenza della classe lavoratrice di afroamericani e ispanici. E l’ambiente in cui vive lo ha influenzato profondamente. Siamo di fronte in effetti a un concept calato nel mondo contemporaneo con tutte le sue contraddizioni in cui il destino di una determinata classe sociale sembra segnato e sottoposto alla minaccia della gentrificazione. Come dicevo Luigi Porto in quest’occasione ha creato un linguaggio più immediato e meno sperimentale. D’altra parte lui stesso dichiara che non gli interessa avere un suono riconoscibile. Ora io di solito prediligo chi è in possesso di una sua propria specificità stilistica ma, allo stesso tempo, ammiro il coraggio e l’approccio eclettico del musicista cosentino. Tra le altre cose le canzoni sono diverse una dall’altra. La musica ha comunque un suo senso nelle sue atmosfere rarefatte e ipnotiche. A me personalmente sembra perfetta come colonna sonora di un film noir impegnato. Pur nella sua apparente semplicità traspare una complessità stilistica che rende l’ascolto una costante sorpresa. “Morningside” è una canzone dai toni soffusi e crepuscolari. “Uljhan” è invece il tema di un film indiano mentre “The Roofing Really Needed” è una ballata acustica che ha un finale allucinato. Ma tutte le tracce hanno una sorta di atmosfera ipnotica che le rende particolari. Un disco indubbiamente valido questo Tell Uric che in parte mi ha spiazzato ma che riesce in ogni caso ad essere convincente. Credo piacerà a quanti seguono l’indie-rock.