Robusto brit-goth che farà la gioia degli appassionati del genere (lista alla quel sono iscritto come membro sostenitore accanito dal – lontanissimo – pomeriggio allorquando la Radio Nazionale trasmise “Alice”, ma erano altri Tempi, e le notizie non correvano troppo veloci come oggidì), eseguito con cura da questa coppia di artisti che invero non ha scelto una sigla immediatamente individuabile.
“Serene” e “Live to love” esprimono la venerazione che praticano con applicazione certosina nei confronti di SoM e The Mission, la prima citata può riferirsi a questi, la seconda agli esordi di Eldritch e brigata sisteriana. Così essi (Matt Vowles è il mastermind, compone e performa, Corey Landis presta la voce, adeguata ai canoni estetici pretesi, li coadiuva una sparuta schiera di musici e cantanti aggiuntivi) non scontentano nessuna delle due fazioni, giungendo infine a compilare una serie di tracce davvero coinvolgenti. Quando poi superano (agevolmente) i costrittivi steccati del genere, risultano vieppiù convincenti: i gemelli Aston non devono certo mostrar risentimento, se il loro songbook viene preso ad esempio, mica è colpa nostra se i due hanno deciso di renderci la vita difficile, Vowles sta ben attendo a non cader nel plagio, preferendo elaborare idee ed adattandole al suo gusto, Landis poi si mostra interprete adeguato ad ogni situazione. La svelta “The Prince” rimanda ai The Damned, struttura semplice, un soffio d’aria gelida che spazza via tele intessute da ragni laboriosi sulle quali si è depositata la polvere di decenni, ed ove la memoria è stata oppilata con cura, “Call the night part. II” (la prima parte venne pubblicata su “Kiss of death” del ‘20) si avvale di un piano che acuisce il senso di sospensione che permea la canzone, una pièce oscura dall’animo introverso, “Secretly” palesa la provenienza dei Black Angel, appartenenti a pieno titolo ad una corrente che non intende prosciugare i suoi effetti. All’opposto dell’apertura (brillante nella forma ma scontata nei contenuti) “Alive”, e non tenendo conto di intro ed outro, “My love” sigilla Prince of darkness risolvendo con stile la vexata quaestio che attiene alle ballate, per alcuni da evitare come un’irritazione cutanea, per altri fonte di ristoro: non si posiziona ai livelli di “Wake”, per carità, va comunque giudicata con favore.
Nulla di pretenzioso, confezionato comunque con zelo. Gothic rock still alive!
Web: https://blackangelmusic.bandcamp.com/album/prince-of-darkness-2