Duo danese di recentissima origine, Funeral Chasm mostra un approccio aperto al doom più funereo ed oltranzista, attitudine ben esplicitata già nell’opener “Embellishment of inception”. Sjaelepest e Danny Woe (quest’ultimo anche negli Altar of Oblivion) espongono il loro credo avvalendosi di otto tracce (mediamente lunghe) ove sulla base funeral vengono applicati elementi gothic-doom, non rinunziando all’impatto estenuante che deriva dalla severa applicazione delle regole professate dalla scuola-Thergothon. Vi si riscontrano inserti melodici, nel canto salmodiante come nei suoni (cito ad esempio “Astral reality”), che rendono l’atmosfera scurissima che pervade Omniversal existence meno opprimente, citando il gothic di matrice sisteriana/nephiliana non commettono atto d’eresia, tutt’altro, forniscono un importante indizio circa i contenuti che si disveleranno all’ascoltatore. “Sunrise vertigo” è un chiaro manifesto del loro stile, della loro personalità già ben definita, i torvi vocalizzi di Woe su “Skeleton secret” citano inizialmente Eldritch, ma in genere l’intiero episodio mostra chiari segnali di attenzione nei confronti di quell’epoca, formativa per chi scrive e, suppongo, anche per chi legge. La chiusura affidata a “Through the eyes of the joyless” (ritengo contenuta sollo sulla stampa Aesthetic Death, rimanda agli albori del goth/death/doom albionico, rivelandosi come la traccia più efficace del lotto, auspico anticipatrice di ulteriori dimostrazioni del loro talento compositivo. Consiglio più d’una ascoltazione, magari prendendosi una pausa fra l’una e l’altra.
Greg Chandler si occupa del mixaggio. Ulteriore garanzia di scrupolo ed impegno.