Proseguono nel perfezionamento di un percorso artistico esaltante, i torinesi L’Alba di Morrigan, collettivo costituito oggi da ben sei membri ed esponente dell’ala avanguardista del metal che nel nostro Paese, anche grazie all’opera meritoria di label come la My Kingdom Music, vanta esponenti di assoluti rispetto e valore. Sette anni sono trascorsi da “The essence remains”, la formazione è mutata drasticamente (è presente solo il cantante Hugo Ballisai), le trame sonore si sono ispessite, la volontà di andare “oltre” il citato debutto ha fatto da propulsore, l’evoluzione è istanza irrinunziabili per un artista, ed il sestetto non sottrae certo al proprio dovere, non evita il confronto, tutt’altro, offre all’ascoltatore riferimenti (sopra tutto la voce), indizi, mai tali da definire un taglio netto, una ispirazione evidente. Chiaro che una linea guida, un tratto comune sottende ogni canzone, la title-track si dimostra manifesto attendibile, è fra le sue pieghe che si scorgono quegli spunti che essi sviluppano, incorporano, rielaborano giungendo infine ad un suono “proprio”, ma i titoli da citare sono più d’uno. Come il possente progressive metal tinto di nero di “Kali Yuga”, o “Where everything we know begins and ends”, “Aiwass”, “The chant of the Universe”, “I fiumi di rosso sangue” ove l’uso dell’italiano si mostra assai efficace, ma facciamo torto agli esclusi, solo per ragioni di spazio… Non eccedono mai in foga ed in virtuosismi, mantenendo il controllo ed insistendo su linee narrative efficaci e coinvolgenti, tali da mantenere alta la tensione, l’attenzione di chi ascolta. Un gradito rientro, auspico che ad I’m gold, I’m God segua presto un’altra testimonianza del loro valore.
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