Il volto verde di Gustav Meyrink è un’opera complessa e profonda. Il romanzo è ambientato ad Amsterdam, i cui luoghi e vie sono evocati con rara efficacia, in un periodo di smarrimento materiale e spirituale (in questo senso il libro è un po’ il simbolo del Kali Yuga, l’era oscura secondo le scritture induiste) per l’Europa sconvolta dalla Grande Guerra. Il volto verde del titolo, come ha ben scritto lo scrittore e critico austriaco Joseph Strelka “simboleggia prima di tutto il Chider della tradizione islamica, che Mosé incontrò, secondo il diciottesimo versetto del “Corano”. Questo Chider, chiamato anche Huzur nelle tradizioni esoteriche dell’Islam, è sempre stato assimilato all’Ermete Trismegisto egiziano. Nel romanzo di Meyrink, il parallelismo viene espressamente stabilito col profeta Elia e l’evangelista Giovanni, ed anche con l’immagine dell’”Ebreo Errante”; ed il possessore della Faccia Verde viene così designato come “l’uomo archetipico”, o come il solo essere veramente vivente”. In Il volto verde (in cui viene descritta in maniera che definirei profetica, tenendo conto anche della situazione attuale), un Europa che ha perso la sua anima, aleggia una sorta di atmosfera di Apocalisse imminente.
L’inizio vede il protagonista, l’ingegnere austriaco Fortunat Hauberisser, camminare per le vie di Amsterdam ed entrare nella “Bottega delle meraviglie di Chider Grün”. Qui incontrerà subito la “faccia verde” nella persona de “Il signor Chider Grün” ma, successivamente, si accorgerà che si trattava solo di una “visione”. Non sarà comunque il solo che riuscirà a vedere “la faccia verde”. La vedranno anche il suo amico, il barome Pfeil, e il padre della sua amata Eva Von Druysen. Ma la Faccia Verde resta nascosta ad altri personaggi come l’imbroglione Zitter Arpad e la benefattrice Germaine Rusktinat. Si tratta chiaramente di un simbolismo: in pratica riescono a “scorgerlo” solo coloro che si sono “risvegliati”. Ad ogni personaggio apparirà nei contesti più disparati: c’è chi lo vede in un quadro, chi in un manoscritto che si rivelerà importante, chi crede di riconoscerlo in una persona vista per strada oppure lo scorge in una “visione”. La vicenda procede in maniera non lineare: l’attenzione è posta su vari personaggi e, fra le varie dottrine esoteriche, c’è spazio anche per una storia di amore con Eva Von Druysen, conosciuta a casa del dottor Sephardi. Proprio Sephardi parla dell’importanza occupata dalla donna, vista come un ponte che conduce alla Vita con queste parole “Da solo, nessuno uomo può giungere a questo scopo. Egli ha bisogno per questo di una compagna. L’unione di una forza maschile e di una forza femminile soltanto può permettergli questo passaggio. In ciò è il senso segreto del matrimonio, perduto da millenni”. Hauberrisser entra poi in possesso di un misterioso manoscritto il cui significato, inizialmente, gli rimane oscuro. Ma poi capisce che il manoscritto lo mette in guardia dalle “false immagini” dell’altra realtà. Entrano in scena anche un circolo di mistici cristiani, Jan Swammerdamm, un collezionista di insetti, l’ebreo russo Lazarre Eidotter (che si rivelerà un vero e proprio “iniziato”) e lo Zulù Usibepu. Il finale vedrà l’iniziazione di Hauberrisser attraverso il rito magico dell“inversione delle luci” che simboleggia la sua evoluzione interiore. Sulla storia incombe sempre il fantasmagorico “simbolo” de Il volto verde.
In effetti Il volto verde può essere visto come un libro “iniziatico”, un testo che mira a cambiare, magari anche solo in minima parte, la vita di chi lo legge. In questo senso può essere letto come una sorta di manuale di insegnamenti occulti e iniziatici e parla dello yoga, del Tantrismo e di come risvegliare i poteri magici nascosti all’interno dell’uomo per raggiungere uno stato di consapevolezza metafisico superiore e raggiungere, in questo modo, l’immortalità. Ma vengono respinte le tendenze allo spiritismo e, in questo senso, la sua posizione è simile a quella che Julius Evola espone in Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo. Lo stile di Meyrink è visionario e onirico: se non si approccia il suo simbolismo con la dovuta attenzione c’è il rischio di non riuscire a gustare pienamente la sua opera. Sicuramente andrebbe sottolineato come si tratta di un romanzo, rispetto al pur complesso Il Golem, più ostico. Il simbolismo profetico de Il volto verde (Das grüne Gesicht – 1917) non sfuggì neanche a Carl Gustav Jung, che ne elogiò le “visioni” espresse in modo così poetico e scrisse che si trattava di un romanzo “da non sottovalutare”. Con Il Golem questo è forse il suo miglior libro: c’è una potenza visionaria che non lascia indifferenti. Il romanzo uscì in Italia, per la prima volta, presso Bemporad nel 1931. L’edizione più recente è quella di Adelphi (2000) mentre andrebbe segnalata la bella pubblicazione (con il titolo Il viso verde nel 1997 delle Edizioni di Ar di Franco Freda), a testimonianza del vivo interesse dei circoli della destra radicale, quella più interessata all’esoterismo, per Meyrink.