C’erano molte ragioni per partecipare al concerto dei Not Moving a Pisa, lo scorso 24 luglio, la prima delle quali il desiderio di tornare alla musica dal vivo dopo un tempo così lungo di astinenza, in occasione di un evento che prometteva davvero tanto. L’emozione era dunque notevole ed è stata ripagata da uno show impeccabile, durante il quale è stato faticoso contenere l’esaltazione per rimanere flemmaticamente seduti e buoni nei posti assegnati. Ma pur di respirare di nuovo l’atmosfera eccitante di un live di qualità, non c’è nulla che non avremmo fatto: l’energia – e la perizia! – dei musicisti ha saputo compensare l’obbligo alla ‘calma’ e ci ha fatto sentire ugualmente vivi ed elettrizzati… ancora. Il merito va come sempre riconosciuto agli amici del Caracol, ai quali va la gratitudine della sezione pisana della redazione, per aver voluto riprendere appena possibile l’abituale opera di diffusione di cultura e musica, dopo un periodo difficilissimo e prove che hanno ‘piegato’ attività ben più grandi di loro.
Dei Not Moving è stato già detto molto su queste pagine e la sottoscritta non è certo l’unica estimatrice di una band che in Italia è da considerarsi storica anche se – solo ed esclusivamente per scelta – i suoi componenti hanno preferito restare lontani dai compromessi e rinunciare a una carriera che li avrebbe condotti chissà dove. Ricordiamo che i nostri, oggi, si chiamano Not Moving LTD – Lilith, Tony (Face) e Dome (La Muerte) – benché ai gloriosi tre si sia aggiunta da qualche tempo la giovane chitarrista Iride (chitarrista – badante, dice Lilith) che si è amalgamata al gruppo particolarmente bene: se sia il caso di parlare di una re-union, vorremmo che fossero loro a confermarlo. Sia come sia, la band si è vista un po’ in giro, in questa torrida estate pandemica e, per nostra fortuna, i loro spostamenti hanno toccato anche Pisa, patria di Dome La Muerte, alla quale ha dedicato una indimenticabile serata. E se fra il pubblico c’erano molti amici del valente chitarrista – figura da sempre presente nella scena underground pisana – si sono visti entusiasmarsi anche diversi giovani che, se non altro per ragioni anagrafiche, non potevano rientrare in quella categoria ma hanno apprezzato la musica totalmente coinvolgente dei Not Moving.
Due parole sul gruppo che apriva il concerto, i Dust & the Dukes, dei quali, come spesso succede, non sapevamo granché: un trio desert rock, giovane e parecchio scatenato, a dire il vero, che, con disinvoltura, ha scodellato una parte del suo repertorio facendoci respirare decisamente aria di America. Il trio ha pubblicato proprio quest’anno l’album Dust & the Dukes e il pubblico ha mostrato di gradire il suo stile impetuoso e trascinante.
Finita l’esibizione dei tre ragazzi, dopo qualche minuto sono apparse le – più mature – star della serata. Per chi li abbia conosciuti negli anni ’80, i Not Moving sono cambiati un po’ nell’aspetto, ma ben poco nell’attitudine ‘caustica’: la forza vitale di Lilith, che entra in scena con una bizzarra parrucca, per poi farla spiritosamente sparire, fa da contrappunto alla moderazione del compassato Tony Face; per Dome – un’intera vita di musica – parla fondamentalmente la chitarra. La scaletta del concerto comprende molti brani noti e da loro già eseguiti spesso dal vivo, come “Land of Nothing”, “Baron Samedi” o “Spider” risalenti agli anni ’80, alcune cover di classe, per esempio “Sinnerman”, “I Need Somebody”, “Venus in Furs” e via dicendo: l’atmosfera è incandescente, Lilith, con la sua voce incredibile, ci porta dove le pare e la magia che si sprigiona dai suoi movimenti un po’ richiama Lydia Lunch ma direi che la supera in ascendente e comunicativa.
I Not Moving appaiono oggi come eredi fra i più significativi della tradizione del r’n’r, quella a colori scuri, a volte sguaiata, pericolosa e maledetta, ma che ci piace da morire… Se avessero firmato per qualche major, sarebbero arrivati lontano. Sono rimasti in mezzo a noi e non ci faranno languire per la nostalgia: hanno ancora tantissimo da dire.
P.S. A fine concerto, un acquisto che si è rivelato intrigante e ho praticamente divorato: il volumetto di Dome La Muerte Dalla parte del torto, che racconta la storia del gruppo e molto altro, lo consiglio caldamente a fan vecchi e nuovi. Potete leggerne qui