Il Tempo ti costringe ad una sorta di continuo inseguimento, ad un affannoso catalogare per non disperdere. Un gioco a perdere, perché ti devi arrendere, è lui che guida, è lui che determina. Così accade che ascolti un disco, ti piace e lo riascolti, per un periodo te ne appropri, poi altri sopravvengono, si sovrappongono, e la memoria satura decide per te. Chi rimane e chi esce.
“Blossoms” dei ragusani The Shameless mi piacque, sopra tutto perché pronosticava un futuro assai interessante. Confesso d’averlo poi archiviato, per il processo inesorabile sopra descritto. Un peccato, non l’unico a finire così, non l’ultimo.
Love condemnation. Il ritorno. Bellissimo, intenso, a tratti commovente.
“Lord Love is changing my skin”, in questi quattro minuti è esplicata la visione artistica ed estetica del quintetto, anticipata dai singoli “Wonderful times” e “Shoven your love”. Magnifica pièce decadente, Love condemnation, abbandonate ogni velleità, qualsisia pretesa d’innovazione, di modernità. Non servono a nulla, l’ascesa imperiosa di “Lovely curls” rivela inattese (perché la grana sonora della quale era fatto “Blossoms” era di tutt’altra derivazione, qui si segue un’altra strada, quella della maturità acquisita) affinità con l’opera dei mai troppo lodati Nomotion, solo che i ragusani evitano di attraversare le paludi insidiose del southern-goth che è il terreno fertile dal quale Bergman ed accoliti traggono ispirazione; Love condemnation esibisce un’eleganza sobria, quasi severa, e lo fa con la noncuranza di chi il gesto lo possiede intimamente. Cave e Cohen, certo, ma pure Ferry appoggiato al bancone, lo sguardo perso in una nuvola di fumo, il piano che accompagna le ore che precedono l’alba di una notte insonne. “Eyes open wide”. E se leggerete il nome dei Cousteau (rientrati anch’essi recentemente, con la ragione sociale leggermente modificata), è vero, ci sono, nulla di artefatto o di imposto. E’ così, quelle strane affinità che convergono.
Magnifica prova corale. Non un capolavoro (che condanna sarebbe), semplicemente una raccolta di belle canzoni, di quelle che devi trattenere, perché il pentimento è esercizio troppo pesante da sopportare.
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