Non lasciatevi ingannare dalla ragione sociale, nessuna traccia di melensaggini new-age riscontrerete in questo disco, ed i più anziani di voi non scivolino nel ricordo di antiche réclames. Julia Mascetti tradisce nel cognome origini italiane, ma è londinese, anche se vanta ascendenze gallesi, elemento che l’ha indotta ad abbracciare l’arpa quale strumento prediletto. Il passo che separa “harp” e “heart” è breve, vero, ma le dodici tracce che ella ci presenta sotto il titolo riassuntivo di Long game portano in superficie una preparazione ed una attenzione alla composizione lodevoli che le permettono di evitare il ricorso a soluzioni di comodo. Esso è invero un prodotto moderno, che rimbalza tra spunti pop arty ed il trip hop che costituisce la solida base di più d’un episodio. La voce ha tratti è acerba, ma infine guadagnerà i vostri favori, Julia si avvale di una espressività duttile che adatta alla singola canzone; non scontati i riferimenti a Kate Bush, la quale può venir indicata come una delle influenze cardine alle quali la Mascetti attinge con sapiente disinvoltura. Alcuni brani, come “Purple flowers”, il singolo “In bloom” ovvero la placida “Left” ove la presenza del violino abbellisce la struttura donandole ulteriore colore, rappresentano solo alcuni spunti, eppoi un titolo come “Dilettante” sorprende non poco! Chiude la matura “Corageous”, magari scontata nel suo apparire smaccatamente pop, ma ricca di aromi agrodolci e dotata di un bel ritmo. I più attenti di voi la avranno già identificata come componente del combo nipponico dei Gjoll (recensii l’EP “Residual” nel 2019).