E’ evidente che i complessi che si schierano all’ala più oltranzista del doom stanno (e non è fenomeno che si riscontra da oggi) assumendo le posizioni che furono del black primigenio. Una forma di purezza, di ortodossia che pone in primo piano la componente espositiva, il suono, la musica, ed i contenuti lirici. Nessuna o pochissime concessioni all’immagine, alla posa. E si segnalano origini dai confini estremi del mercato discografico, morto e sepolto che, invero, nell’underground trova ancora linfa purissima alla quale abbeverarsi.
I Megalith Levitation provengono dalla Russia, Chelyabinsk per dovere di precisione, sono tre, di loro si conosce pochissimo, informazioni che solo gli appassionati ricercano e posseggono. Çeljabinsk che fu teatro nel 2013 di un evento che la portò agli onori delle cronache, facendoci conoscere questa metropoli di oltre un milione di abitanti conficcata ad est degli Urali. Un meteorite si disintegrò nei suoi cieli, provocando un’onda d’urto che causò il ferimento di migliaia di abitanti del luogo, colpiti dalle schegge delle vetrate che si frantumarono come conseguenza. Anni dopo la stessa fu oggetto di un mai approfondito fenomeno di “neve azzurra”…
I cinquantacinque minuti scarsi di Void psalms sono suddivisi in tre brani di durata superiore ai quindici minuti e da uno, quello che chiude, “Last vision” che sfiora gli otto. Caratterizzati dallo ieratico salmodiare di SAA (nel nome dell’intransigenza sopra citata, essi si celano dietro quelle che ritengo siano le iniziali dei loro nomi), che si impegna pure alla chitarra. Rifferama denso e cadenzato, con la sezione ritmica (PAN percussioni e KKV basso) a sostenere un suono colossale, debitore del doom autarchico dei discepoli sabbathiani e dello sludge in parti eguali. “Datura revelations/Lysergic phantoms” denunzia la tendenza del power-trio ad incorporare elementi psichedelici inseriti in un magma sonoro alimentato da immani distorsioni. E nella citata “Last vision” il sax dell’ospite Anton Maximov contribuisce a rendere il costrutto ancor più inquietante. I suoni emessi dal suo strumento paiono i barriti, i lamenti di creature costrette a vivere emarginate, alle quali non resta altro che levare urla disperate d’inascoltato aiuto. E meditare vendetta.
Disponibile nei formati CD (via Aesthetic Death), digitale (Addicted label) e cassetta (Pestis Insaniae Records).