Con un titolo preso da una poesia di Ernest Hemingway, i Pankow tornano finalmente con un album full-length, dopo l’interessante EP, Der Doctor Schnabel Von Rom, uscito verso la fine dello scorso anno. Album che ha avuto una genesi lunghissima: registrato nell’autunno del 2016 in Australia, mixato in Belgio e in Italia tra il 2019 e il 2020, per essere completato e finalmente vedere la luce quest’anno.
“Do not judge me for my past” canta Alex Spalck in “Ataraxia”, ma è inevitabile ascoltando il nuovo lavoro di una band storica come i Pankow fare confronti con il passato. L’impressione è che ci troviamo davanti ad un prodotto un po’ fuori dal tempo, che inevitabilmente esprime la storia e la personalità dei Pankow ma con suoni figli della tecnologia di oggi.
Never Trust a White Man è quindi una summa delle sonorità e dello spirito del gruppo. C’è il lato EBM di irresistibili brani come “Blockupy”, “Damaged”, “Taking Over the Asylum”, “Universal Kuntz” e “Nowhere”, in cui si cita (anche al contrario!) la beatlesiana (“Nowhere Man”).
C’è il loro lato leggero, quando non addirittura un po’ “scazzone”, che si ritrova in “Minima Immoralia” ma soprattutto in “Almost Cut My dick”: d’altra parte i Pankow sono quelli che celebravano le lodi del proprio pene, “best and last friend”, nel loro capolavoro Gisela!
I pezzi più intimisti e sperimentali sono un ben rappresentati in questo album ed è proprio qui dove a mio parere si raggiungono i risultati migliori. Splendida “Ataraxia”, che finisce anche citando i Doors (“When the music’s over… turn out the lights!”). Le belle “Ecocalypse” e “Don’t Fall in Love with Death” si erano già ascoltate nell’EP del 2020; la notevole “Der Leiermann” è un brano di Schubert virato in forma rumoristica, mentre “Dona Nobis Pacem” è la calma dopo la tempesta, una specie di preghiera, cantata in latino e tedesco.
I Pankow dimostrano di aver raggiunto un perfetto equilibrio, con il duo storico Fasolo-Spalck a gestire l’aspetto compositivo e la regia del tutto, ma il resto del gruppo, Alex Regi e soprattutto Bram Declercq, eccellente cantante e performer, oramai front-man ufficiale nelle performance dal vivo, non sono delle semplici comparse.
Never Trust a White Man è tutt’altro che un album nostalgico ma l’espressione compiuta di artisti maturi (e non parlo di questioni anagrafiche!), con ancora la voglia di creare e di esprimersi, fregandosene delle mode, delle classifiche più o meno alternative e delle vendite.
E fino a quando ci saranno orecchie disposti ad ascoltarne la musica (nonché appassionati collezionisti delle loro release – questo album è uscito anche in una splendida edizione limitata in vinile bianco!) i Pankow potranno continuare sereni a percorrere il loro personalissimo cammino.