Diverse le forme espositive che si rifanno al doom, nel caso degli Inner Missing da San Pietroburgo, prevale la componente gothic, traducendosi in una serie di brani prevalentemente melancolici, tratteggiati da chitarre che citano i MDB/Paradise Lost ma pure i Katatonia. Ridottisi a duo (Sigmund canto e chitarre, Melaer tastiere e basso), mostrano di portare rispetto ai Maestri, come nella strumentale “Locusts”, uno degli episodi di Deluge più rispettosi della fondamentale lezione impartita dagli Svedesi, ovvero in “The gift”, questa caratterizzata da un incisivo chitarrismo; nessuno escluso, gli otto brani di Deluge non presentano crepe, ma neppure squarci di genio tanto che, una volta terminato, non sarà opera semplice memorizzare un solo titolo. Un compitino svolto con meticolosità per un disco che si lascia ascoltare ma che, temo, dimenticheremo in fretta. Peccato, perchè “Grodek”, interpretata in tedesco, è un’ottima chiusura.
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