“Il corpo dell’assente è costituito dalla parola corpo-assente. Cosa rimane della struttura (come evento) uomo nella temporalità di uno spazio? Questo esercizio sonoro si domanda che cosa lascia il soggetto manifestandosi in un luogo o spazio, dopo il suo passaggio?”

Con queste enigmatiche parole il compositore di musica di avanguardia Alessandro Ragazzo introduce il suo nuovo lavoro intitolato Corpore Absens. Alessandro Ragazzo (nato a Mestre nel 1980) ha ormai alle spalle una lunga esperienza di sperimentazione sonora. Per lui molto importante si è rivelata la tecnica del “field recording”. Per comprendere il suo universo sonoro non sono certo secondarie le influenze letterarie e quelle filosofiche. In particolare Ragazzo è un grande cultore di Arthur Schopenhauer e del suo libro Il mondo come Volontà e Rappresentazione. La prima parte di questo lavoro è nel solco di una musica di ricerca senza compromessi che si rivolge a quello zoccolo durissimo che segue l’avanguardia. Il rischio, in questi casi, è quello di dare più importanza all’idea a dispetto della forma musicale perdendo in questo modo in fruibilità e emozione. L’ascolto in questo senso può rivelarsi ostico e richiede una certa concentrazione. Siamo di fronte ad una sorta di concept sul concetto della mancanza di relazione in senso filosofico “tra spazio e tempo”. Nella seconda parte la musica diventa mistica e catartica in quanto possiamo ascoltare i canti della tradizione Indiana Vedantica provenienti dalle Upanishad (un insieme di testi religiosi e filosofici indiani composti in lingua sanscrita). La musica si basa sui concetti di Atman (la “vera conoscenza”) e di Maya (l’Illusione) di cui parlava appunto Schopenhauer parlando del velo di Maya come ciò che nasconde la realtà delle cose. Il misticismo delle ultime 2 tracce mi ha fatto venire in mente i grandi Popol Vuh, anche loro interessati ai testi sacri delle tradizioni orientali. Disco consigliato ai seguaci della musica di ricerca.