Mouth Of Indifference è un progetto di Roma in attività dagli anni ’90, di cui non abbiamo mai parlato diffusamente. Vogliamo però segnalare questo Counterpoles, album uscito alcuni mesi fa, che si colloca degnamente in ambito elettronico e, pur senza aggiungere grandi novità ad un genere ormai largamente consolidato, qui da noi, anche con il loro contributo, vi aggiunge qualche caratteristica di originalità che ne fa un ascolto meritevole di attenzione. Alessandro Gamba e Riccardo Chiaretti lavorano da tempo come duo ma, in questa occasione, si sono avvalsi di collaborazioni interessanti, tra le quali brilla quella con Alex Spalck dei Pankow, presente nel terzo brano del disco. Si comincia con “Horsehead Nebula”, pezzo ipnotico, vivacemente ritmato e animato esclusivamente da voci computerizzate, la cui atmosfera – forse perchè intestato ad una nebulosa… – non risulta più opprimente di tanto. Subito dopo i colori divengono più cupi, “Affect as Information” apre uno scenario inquietante e il ritmo si fa pressante, mentre nella bella “A Song from Alex Spalck”, menzionata poco fa, l’oscurità cala con decisione e il canto del tedesco effonde la giusta dose di tormento, come del resto ci aveva abituato anche nei Pankow; “New Moon” sfiora l’EBM ampliandone la portata e mantenendosi, con suoni e voci ‘tecnologiche’ ma inserendo intermezzi pseudomelodici, entro paesaggi ‘futuribili’ quanto accattivanti. Troviamo quindi “Worst Case Scenario”, ossessiva e tenebrosa, fitta di sonorità ‘industriali’ che anticipa la sortita squisitamente postpunk ad onta del titolo, “Cold Desert Blues”, mentre poi, “The Body Keeps the Score” offre uno squarcio di elettronica alla Kraftwerk – non è da lì che tutti veniamo? – assolutamente riuscito; “Brutal People” strizza nuovamente l’occhio all’EBM privilegiando tinte cupe e vagamente sinistre. Infine “The Thing” miscela elettronica e spirito postpunk con equilibrio ed efficacia restituendo ai suoni elettronici sensibilità e corposità al tempo stesso. L’album si chiude con alcuni remix fra i quali segnaliamo soprattutto quello di “The Body Keeps the Score” rivisitato da Monoplastic Shape e arricchito di intensità e suggestione.
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