Tornano i finlandesi Shape Of Despair – già Raven, quando Jarno Salomaa and Tomi Ullgren cominciarono a calcare le desolate terre del Doom Metal nel 1995 – con un nuovo superbo prodotto, già in streaming dal 24 febbraio.

Return To The Void è una bella testimonianza di come il suono ruvido del metal ben si possa armonizzare con atmosfere oscuramente cosmiche e dense di melanconica sensibilità: l’attributo di “funeral” ben si attaglia al ritmo cadenzato delle composizioni, risolvendosi in una lenta marcia verso l’ignoto più triste ed inquietante.

Le atmosfere sono decisamente sinfoniche e la ricercatezza stilistica della band, piuttosto che svilire in uno sfoggio di virtuosismo – a volte fine a sé stesso – dei musicisti, si esprime ad un altissimo livello di armonizzazione delle componenti musicali, orientate non a stupire ma a rapire l’ascoltatore, accompagnandolo per distese infinite di emozioni dalle tinte più tenebrose. La chitarra solista accarezza sovente le corde più profonde dell’animo, e dilata il proprio lirismo innalzandosi dalle oniriche armonie ambient che avvolgono la “pesante” e funerea ritmica di base. Molto efficace l’inserimento della voce “grind” di Henri Kouvola, dai toni gutturali in perfetta contrapposizione all’eterea vocalità femminile di Natalie Koskinen: “Firfeit” è sicuramente il brano in cui tale miscela si esprime nel modo migliore, avvolgendo l’ascoltatore in un turbine di profonde emozioni.

Meritano grande attenzione anche l’omonima “Return To The Void”, “Dissolution” e “Solitary Downfall”, caratterizzate da grande e mortale soavità, distesa lungo correnti di infinita malinconia, mentre “The Inner Desolation”, che chiude l’opera, suona come un vero e proprio poema oscuro, denso di una fosca dolcezza ammantata di luce lunare.

Gli Shape Of Despair ci hanno “donato” una gemma di notevole valore artistico, rilucente di varie sfumature emozionali, tetre e capaci di deliziare anche chi, in presenza della parola metal, tende a storcere le labbra: le atmosfere sinfoniche che caratterizzano quest’opera, pur se aderenti ad un genere già definito, ben possono soddisfare la sensibilità di ogni amante del suono oscuro.