E’ uscito da pochissimo il debut album dei Vonamor, progetto romano attivo da qualche anno, intitolato appunto Vonamor. I tre – le due sorelle Giulia e Francesca Bottaro con Luca Guidobaldi alla voce – ci offrono una versione della musica electrowave e postpunk inedita e interessante, si vorrebbe dire tutta italiana per quanto si riscontri, nelle liriche, la presenza di lingue diverse. Non che l’ispirazione non risenta delle origini – l’uso del basso ne è un richiamo e le stesse atmosfere hanno spesso, anche se non sempre, i colori scuri dei classici anni ’80 – ma la tendenza alla contaminazione contribuisce allo sviluppo di suoni originali e fantasiosi e la familiarità con la scrittura di colonne sonore è forse alla base di una qualità ‘visionaria’ impossibile da ignorare, con risultati che meritano un ascolto accurato. Si parte con una delle tracce più particolari, “Empire + 2049” ove, dopo un esordio misurato e, per così dire, interlocutorio, un vero profluvio di note, abbinate al canto alternato liberamente fra i membri del gruppo, crea una sorta di misterioso pot-pourri dal sapore vagamente esotico. Quindi, “Lucky You” introduce un contesto composito quanto intenso, a tratti meditativo, talvolta invece teso, ove ammirevoli appaiono i ‘giochi’ di voce nei quali le sorelle mostrano doti canore di un certo rilievo, mentre la successiva “Never Betray Us”, che un basso notevole caratterizza fin dall’inizio, indugia in un clima ‘accorato’ ma di grande espressività al tempo stesso ove ancora pregevoli risultano le voci nelle loro estrose combinazioni – anche linguistiche! – e la fluida chitarra con i fiati producono ulteriori inattese variazioni. Seguono poi due singoli: “Take Your Heart” che procede fra leggerezza e sensualità ammiccante, tratteggiando immagini più briose che dark e “You The People” che apre con una liquida chitarra wave per fluire nell’abituale pluralità di suoni e voci di un paesaggio onirico e illimitato; infine, bypassate “Mother Night”, struggente intermezzo in ‘salsa’ francese, e “Fast-Forward Girl”, forse il brano più influenzato dallo stile postpunk ma privo dei suoi canoni più abusati, la sorprendente “Wilderness” conclude fra passaggi aerei e visioni di sogno un album insolito, intrigante, mai banale.
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