Che la redazione di Ver Sacrum nutra una sincera ammirazione per i Roma Amor si può facilmente capire leggendo i numerosi articoli e recensioni che abbiamo dedicato al gruppo romagnolo. Questa volta abbiamo deciso di fare un passo oltre, promuovendo il loro concerto al Caracol di Pisa di sabato 19 marzo. Proprio in occasione di questo imminente concerto abbiamo pensato di fare qualche domanda a Euski e Candela, in attesa di vederli sul palco qui in terra di Toscana.

Roma Amor – foto di Dario Caregnato

 

Come nasce il progetto Roma Amor? Raccontate brevemente la vostra storia.

Il progetto Roma Amor nasce dall’incontro di Euski e Candela, e dalla voglia di entrambi di convogliare le loro passate esperienze musicali in una unica, date le particolari affinità di influenze e di intenti. Il nome Roma Amor è stato usato per la prima volta per partecipare a una compilation online dedicata a David Bowie, nel 2006. Due brani: “Wild is the wind” e “I’m deranged”, coverizzati da Euski che cantava e si accompagnava con la chitarra acustica. Non esiste più testimonianza di quei brani online, ma la traccia acustica di “I’m Deranged” è la stessa su cui abbiamo poi costruito la versione apparsa su vinile nel disco 17.3.

Il progetto si è poi sviluppato con brani inediti, con qualche cover, vedendo contributi preziosi di altri musicisti provenienti da ambiti diversi. Le collaborazioni di più lunga durata e che tutt’ora perdurano sono con il chitarrista classico e mandolinista Roberto Zabberoni; Matteo Carnio, chitarrista della band metal Fury and Grace e nostro video-maker; il sassofonista Renzo Famiglietti; il musicista industrial Devis Granziera; Andrea Freda, batterista degli Spiritual Front; Riccardo Galati della band romana Pi-Greco e Andrea Candela che ci ha aiutato occasionalmente in studio e dal vivo con batteria e percussioni. Lavorare insieme a loro ci ha permesso nel corso degli anni di proporre il nostro repertorio con set differenti a seconda del mood più adatto alla situazione live, spaziando dal neo-cabaret della formazione in duo (voce/fisarmonica), al dark folk in trio con aggiunta di mandolino e chitarra classica, a un approccio più rock e dream pop con batteria e chitarra elettrica.

Nei nostri sei album, pubblicati principalmente sull’etichetta dark/industrial Old Europa Café, convivono queste diverse influenze che hanno tuttavia un marchio di fabbrica ben riconoscibile: la voce dal timbro scuro di Euski, l’utilizzo ricorrente di sonorità acustiche e mediterranee, la presenza di testi romantici, con ispirazioni dalla canzone francese e alla letteratura gotica popolare romagnola, area geografica da cui proveniamo.    

 

La vostra musica si muove tra tradizioni popolari e suggestioni new wave. Quali sono, e sono state, le vostre fonti di ispirazione?

Candela ha fatto studi in etnomusicologia, un passato punk-wave, un particolare amore per le colonne sonore e la canzone francese. Euski è stata iniziata dalla sorella maggiore alla musica new wave, per cui ha sviluppato un amore importante, sin da tenera età. Il suo interesse per la vocalità è sempre stato dominante; alcuni artisti, grazie alla loro interpretazione vocale, le hanno lasciato il segno (per citarne solo alcuni: Almond, Scott Walker, Waits, Brel) e più in generale l’ aspetto “teatrale” della voce è sempre stato considerato per la presentazione delle canzoni dei Roma Amor.

L’influenza delle tradizioni popolari si deve in parte alla passione e agli studi in folklore e in sociolinguistica nel passato di Euski, che l’hanno sempre portata a subire il fascino della letteratura orale, delle storie, dei misteri e della magia. In generale il nostro universo lirico spazia dal fervore stregonesco e magico del folklore ai toni più vellutati e romantici della canzone d’autore.

 

Il vostro esordio è del 2008: come si è evoluta la vostra musica in questi 14 anni? E come siete cambiati voi come artisti (e persone) in questo periodo?

In questi 14 anni abbiamo sperimentato approcci diversi alle nostre idee di partenza, per cui ci siamo aperti a nuove conoscenze e collaborazioni con musicisti di diversa estrazione, cosa che ci ha arricchito e ci ha permesso di aggiungere un suono più ricercato e calibrato. Ascoltando le canzoni dei diversi album che abbiamo pubblicato, la cosa è abbastanza evidente: dal lo-fi folk del primo album a registrazioni con strumenti elettronici, dalla ricerca nella tradizione locale a quella internazionale, dagli strumenti chitarra-fisarmonica a quelli più numerosi e meno usuali.

Il nucleo dei Roma Amor, Candela e Euski, ha comunque sempre ruotato attorno ad un paio di concetti fondamentali che sono stati fino ad ora la costante che ci ha sempre mosso e che si sono consolidati nel tempo: l’amore per la semplicità di espressione, anche un po’ naïf e non perfetta; la trattazione un po’ teatrale e drammatica di tematiche che hanno molto a che fare con la sfera dell’amore, anche nelle sue più scomode e tragiche pieghe; ma soprattutto il forte desiderio di fare della nostra musica il mezzo per un’esperienza di condivisione ad un livello speciale.

Nel corso degli anni abbiamo avuto tante soddisfazioni suonando un po’ ovunque in giro per l’Europa e con alcuni promoter e nostri ascoltatori affezionati abbiamo stretto dei veri e propri rapporti di amicizia.

 

Avete da poco pubblicato un nuovo singolo “L’Ursifèl o Luzifèr”, con un testo in romagnolo che sembra quasi preso da una danza macabra. Raccontateci questa canzone.

Il testo è un estratto di un’orazione raccolta a Castel Bolognese, in provincia di Ravenna, da un ricercatore di nome Giovanni Bagnaresi, pubblicata per la prima volta nel 1929 nella rivista romagnola La Piê e poi ripresa nella raccolta Poesie, narrazioni e tradizioni popolari in Romagna due volumi curati da Francesco Balilla Pratella pubblicato postumo nel 1974.

Si fa un’antichissima descrizione dell’inferno, un pozzo spaventoso creato dal demonio, dove vanno a finire quei peccatori che in questa vita sono stati duri di cuore e hanno trattato duramente coloro che si trovavano in situazione di bisogno, quelli che hanno negato anche solo un tozzo di pane ad un mendicante, gli avari e i superbi.

 

Avete annunciato per l’anno in corso la ristampa deluxe del vostro secondo album Femmina, in una versione estesa, parte di un progetto tematico ben preciso. Com’è nata questa idea e a che punto è il suo compimento?

Ci ha sempre intrigato il sapere tramandato oralmente, le storie in generale e la lingua come viene utilizzata dalla gente non solo per esprimere un concetto, ma come suono che diventa concetto stesso e codice per soli partecipanti scelti. Nel territorio della Romagna, regione da cui veniamo, abbiamo approfondito alcuni aspetti di queste storie, che vedono come protagoniste le donne. Nel 2009 è uscito il primo lavoro Femmina dove le figure femminili romagnole, vere o leggendarie, sono protagoniste di riti, filastrocche e zirudelle, cronache nere, ninne nanne, e racconti morali. La lingua utilizzata era l’italiano con inserti in dialetto romagnolo. In questo secondo lavoro abbiamo continuato lo studio sull’argomento, così ricco, pieno di pathos e di mistero. Questa volta però l’idioma è il solo dialetto romagnolo, perché riesce a cogliere il lato emotivo del testo al meglio. Ovviamente abbiamo pensato a scrivere le traduzioni in italiano e in inglese.

 

Oramai, volente o nolente, le piattaforme di streaming rappresentano la modalità principale di diffusione della musica, sia mainstream che alternativa. Ma su Spotify dei vostri sei album si può ascoltare solo On the wire. Perché questa scelta? Non pensate che possa penalizzarvi alla fine?

Certamente ci penalizza se il punto di vista è quello di raggiungere più gente possibile e di considerare il proprio numero di streaming come indice della validità di quanto si è fatto. A noi questo discorso interessa fino ad un certo punto e per ora preferiamo ancora qualcosa di tangibile rispetto allo streaming online, che può accompagnarsi anche ad un volto, magari conosciuto ad un concerto. Si ha la sensazione di qualcosa di più umano, anche se sappiamo essere una cosa solamente mentale. Non abbiamo quindi un canale Spotify, l’unico nostro disco che c’è lo ha caricato la label che lo ha pubblicato. Gli altri album su Old Europa Café non sono in streaming perché evidentemente anche il produttore la pensa in modo non dissimile da noi. Abbiamo tuttavia un canale youtube dove pubblichiamo i nostri videoclip che, pur essendo uno strumento di promozione, hanno una valenza estetica autonoma che ci interessa continuare a sperimentare.

 

Infine cosa dobbiamo aspettarci per il vostro oramai imminente concerto di Pisa?

A Pisa suoneremo nella nostra affezionata formazione in trio alternandoci al mandolino, chitarra classica, basso, fisarmonica, e armonica. Ci saranno tutti i classici del nostro repertorio e qualche brano inedito. Aspettatevi quindi tanto romanticismo, ma anche magia e stregoneria.

 

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Canale YouTube dei Roma Amor: https://www.youtube.com/user/romamorensemble 

Roma Amor – foto di Giancarlo Donatini