La solida scuola goth-rock missionaria produce ancora ottimi elementi, ed i Black Angel da Londra, da noi già segnalati con il precedente “Prince of darkness”, giunti con The black rose al loro quarto albo di studio, meritano il diploma che attesta la loro piena promozione. Una raccolta di tracce (nove) che oltre alla fonte principale, si collocano nel solco (inevitabile) dei The Sisters of Mercy in “Look me in the eye”, anche se nel suo procedere essa assume contorni più definiti e personali, segnalandola con “All or nothing” come una delle canzoni più interessanti del lotto. L’impatto frontale caro ai britannici (Vendemmian per primi, si ascolti la spigliata “Intoxicate”) è una delle formule alle quali Matt Vowles (si occupa della parte strumentale e della produzione) e Corey Landis (voce ben impostata la sua, segnaliamo anche la presenza di Maneesha Jones ed il suo intervento sulla oscura “Battle cry”) fanno ovvio ma non eccessivo uso, preferendo adottare variazioni al tema base che lasciano intravedere ulteriori margini di crescita (il singolo “Breathe”, quasi un omaggio a “Children”). Seppur relegato ai margini, il brit-goth mostra ancora segni d’una vitalità mai doma.