A distanza di 2 anni dalla precedente collaborazione con Robin Storey aka Rapoon Post-Folk Lore Vol. 1 torna Nimh, il progetto dietro a cui si cela Giuseppe Verticchio, musicista romano che certo non è sconosciuto ai seguaci dell’elettronica di matrice ambientale. Il nuovo album, intitolato Iron And Ice, prosegue nel solco della precedente collaborazione con il musicista inglese. Probabilmente, almeno a giudicare dalle sonorità qui presenti, si ha l’impressione di come Rapoon ha influenzato Giuseppe Verticchio. Questo non vuol dire che ci troviamo di fronte ad un lavoro troppo derivativo. Intendiamoci lo stile è quello ma l’elemento importante è che si ha sempre la netta sensazione di ascoltare un artista con qualcosa da dire. In sostanza la musica di NIMH sembra avere il sacro fuoco dell’ispirazione. Siamo quindi in presenza di loop etno-tribali espansi e misticheggianti. L’intensità che promana da queste tracce è molto forte e, se ci si lascia coinvolgere nell’ascolto, l’effetto ipnotico è assicurato. Fin dall’iniziale “Following The Circle” siamo immersi in ambientazioni musicali tribal-ambient che ci accompagnano in un viaggio verso territori esotici sconosciuti. In “Mojo’s Prophecy” le coordinate sonore si mantengono costanti nel loro tribalismo primitivo che rievoca il misticismo della vita naturale nei tempi antichi. In “Four Lands” veniamo proiettati in una dimensione metafisica al di fuori del tempo mentre i ritmi tribali della successiva “Tharon Trail” devono molto alla lezione di Rapoon. “Grey Zone” si addentra invece in paesaggi crepuscolari. La conclusiva title-track ci riconcilia infine con una visione dell’esistenza in cui è ancora possibile riuscire a venire in contatto con il sacro. In particolare la seconda parte di questa traccia è molto evocativa ed ha un afflato religioso che mi ha ricordato i Popol Vuh. In ogni caso siamo di fronte ad un disco ispirato che conferma la felice vena di questo artista.