Dalle ceneri dei Wicked Minds, storico gruppo italiano di hard e progressive rock che ha pubblicato negli anni 2000 ottimi lavori come From The Purples Skies e Visioni, deliri e illusioni, nasce un Golem. Piú precisamente nascono i G.O.L.E.M. (Gravitational Object of Light, Energy and Mysticism) in cui troviamo appunto l’ex Wicked Minds Paolo “Apollo” Negri (hammond e synth vari) affiancato dal bassista Marco Zammati, da Emil Quattrini al piano elettrico e al Mellotron, da Francesco Lupi alla batteria e infine da Marco Vincini alla voce. Dico subito che chi ha amato i Wicked Minds (ma anche band mitiche della scuderia Black Widow come gli Standarte) troverà pane per i suoi denti. Le sonorità sono estremamente vintage e omaggiano gruppi leggendari degli anni ‘70 come gli Uriah Heep, i Black Sabbath e i Deep Purple senza dimenticare nomi piú oscuri come i Nektar e gli Atomic Rooster. Ci troviamo di fronte ad un album decisamente compatto e granitico caratterizzato da un sound hard rock e dark-prog con qualche influsso psichedelico. L’iniziale “Devil’s Gold” viene introdotta dal tipico suono vintage dell’Hammond. Poi la musica diventa concitata con una ritmica serrata. Indubbiamente un incipit trascinante che fa capire subito lo spirito passatista del disco. La successiva “Five obsidian suns” inizia in maniera pacata con le tastiere e il basso in evidenza a creare un’atmosfera quasi alla Jacula per poi tornare piú aggressiva nella seconda parte. Indubbiamente un grande brano. “The logan stone” deve sicuramente qualcosa agli Uriah Heep mentre “The man from the emerland mine” inizia con le note trasognate di un pianoforte malinconico: il sound poi si conferma sulle coordinate precedenti con l’Hammond a farla da padrone. In “Marble Eyes” è invece il Moog ad essere protagonista. La conclusiva mini-suite di “Gravitational objects of light, energy and mysticism” è il pezzo forte del disco e quello che piú si avvicina al dark-prog. Le sonorità sono ariose e le tastiere, sorrette da una sezione ritmica potente, si avventurano in assoli di grande pregio. Una menzione anche per la voce sofferta al punto giusto di Vincini. I testi sono a loro modo sorprendenti e parlano fra l’altro di ecologia ed emigrazione.In definitiva si troviamo a mio avviso di fronte ad un ottimo esordio, quasi imperdibile per chi ha amato l’hard-rock dei primi anni ‘70. L’album esce in formato CD, LP e formato digitale.