Intendiamoci, è vero che non sottilizziamo, ma un monicker come Mammoth Weed Wizard Bastard era perlomeno di non agevole gestione, suscitando inoltre una certa curiosa ilarità che se avrà guadagnato al gruppo la simpatia di alcuni, al contrario avrà alimentato la suscettibilità dei più intransigenti.
Ecco che Jessica Ball e Paul Michael Davies concordano di affidarsi ad un più comodo acronimo e sopra tutto di pubblicare un nuovo disco, The harvest, quarto di una discografia che segna la prima uscita nel 2015 con “Noeth ac Anoeth” e proseguita con i successivi “Y Proffwyd Dwyll” e “Yn Ol I Annwn”. Ovvero quella che viene definita la “trilogia gallese” (e non gaelica, quella è la lingua degli irlandesi e degli scozzesi, diamo ai Cymry quel che spetta loro).
The harvest conta nove brani dei quali quattro non superano altrettanti minuti di durata, e poggia su sonorità oscure ove la matrice doom ed una forte impronta psichedelica che le onnipresenti tastiere calcano sul corpo di queste cantiche vengono filtrate attraverso un colino che le rende unica materia organica. La voce di Jessica, quando presente essendo ampi gli spazi strumentali, è eterea e delicata, s’insinua dolcemente nel flusso di detriti cosmici sospinto dalle chitarre di Davies e di Wez Leon, dalla batteria di Dominic McCready e dal basso di Stuart Sinclair. Dream doom.
L’intro “Oblok Magellana” ci apre le porte di The harvest, lasciando all’estesa title-track i comandi: un brano che letteralmente vi risucchierà in una dimensione “altra”, ai confini dell’universo ed oltre. Un suono magmatico, avvolgente, dettato da strumenti che si muovono all’unisono, e che fissano le coordinate necessarie per non incorrere nell’azzardo di smarrirci tra le sue trame densissime.
E’ il magnifico contrasto che si crea tra voce ed ordito strumentale, a volte irruento, più spesso liquido, a caratterizzare l’intera opera, ben articolata dalla produzione di Chris Fielding (al lavoro anche con gli squinternati Admiral Sir Cloudesley Shovell), assai attento nel porre nella giusta luce ogni singolo elemento valorizzando vieppiù l’operato corale del gruppo. I saliscendi di “Logic bomb”, i riti tribali, le chitarre taglienti di “Altamira”, doom compatto appena alleggerito dall’ingresso in scena della Ball, l’ortodossia di “Strontium”, non siamo lontani dalle vette di “Wildhoney” dei TiamaT, fedeli assertori di un verbo disperso e ricuperato da Daniel Brennare per i suoi Lake Of Tears: i Pink Floyd ed i loro insegnamenti applicati ad un genere apparentemente inconciliabile. Eppoi “Interstellar wrecking” sinistra colonna sonora che accompagna il viaggio di una navetta spaziale, destinazione sconosciuta, e “Betrayal, tre minuti scarsi che illuminano il buio cosmico di fasci di luce stroboscopica. I MWWB da Wrexham, Contea di Clwyd, sono tornati. Tenaci gallesi, hanno deciso di andare avanti. Ed eccoli tra noi.
Cymru am byth!
Friûl/Cymru connection: Gruff Rhys dei Super Furry Animals e la sua partecipazione a SUNS Europe 2021. Non l’unica testimonianza. Vi affido a google (SUNS Europe), datevi da fare, scoprirete un festival assai interessante. Ove la musica è presente, ma conta tanto altro.