L’attiva WHD Records si era già adoperata per la ristampa e la conseguente distribuzione internazionale del loro debut “Deus ex machina” del 2017, ora giunge il secondo disco lungo per il trio di virtuosi di stanza a Tokio, il quale segna un ulteriore affinamento della formula symphonic/gothic/death che suscitò l’immediata attenzione degli adepti del genere. Un’opera condensata in otto brani di (alto) livello omogeneo, poggianti su di un articolato strumentale spigliato e vigoroso e sulle doppie vocals growl/liriche, delle quali è unica responsabile la dotatissima mezzo-soprano Haruka, capace di una performance impressionante, un’autentica lamia! Un’enfasi alla quale il complesso giapponese (come sopra riportato ora ridotto a terzetto) non può rinunziare, essendo la caratteristica eminente di uno stile sicuramente peculiare. Su Chaotic fragments le tastiere si prendono ulteriori spazi, rendendo il suono ancor più corposo ed articolato, non mancano le sfuriate chitarristiche mentre la batteria mantiene sempre un ritmo forsennato. Impossibile rimanere indifferenti dinanzi a titaniche prove di forza e di tecnica come “Fragmets of memory” (quasi dieci minuti di durata), “Beautiful nightmare”, “Last reverie” o “Licking (anch’essa oltre gli otto minuti), quest’ultima più compassata rispetto alle precedenti. Alla distanza emerge una sensazione di appesantimento cagionata certamente dall’uniformità dell’esposizione e dalla quantità di forze messe in campo dagli HA, i quali saggiamente hanno limitato il numero di tracce di Chaotic fragments, evitando così di stordire l’ascoltatore. Ulteriore mota di merito per la preparazione tecnica, ineccepibile. 

Yusuke Kiyama: chitarre, tastiere, programming

Haruka: canto (growl/mezzo-soprano)

Tomoyuki Nakano: batteria