Stefano Cerati: Black Mass – La storia dell’occult rock
Tsunami Edizioni
2022
Pagine 354
Prezzo: Euro 23,00.-
È lo stesso Autore, in sede di post-fazione, a fornirci due indirizzi utili per orientarci nella lettura dell’opera.
Primo: “… (l’occult rock) è un genere fluttuante, che non ha precisi connotati musicali…, può lasciare adito a più interpretazioni”.
Secondo: “… ove possibile, ho preferito fare parlare direttamente gli artisti”.
Non fuorvii il sottotitolo La storia dell’occult rock, Cerati non è mosso da protagonismo o da assolutismo, tutt’altro, le sue competenza ed esperienza non sono oggetto di discussione. Black mass è per quanto possibile (essendo l’ambito vastissimo) assai dettagliato, puntiglioso nel citare i capitoli fondamentali della vicenda artistica di gruppi/solisti tralasciando quelli che, in una discografia complessiva, non meritavano citazione. A fronte di copiose pubblicazioni ascrivibili ad un complesso, accade che solo uno od alcuni titoli riguardino i temi contemplati; al contrario non si contano quanti hanno rilasciato una unica e valida testimonianza d’affiliazione, magari nemmeno nel formato di disco intero.
Ma cos’è l’occult rock e sopra tutto come affrontare l’impresa di darne dei contorni, delimitarlo, identificarlo? Ecco il merito di Cerati: facendo intervenire gli stessi compositori, attingendo a fonti di spessore, egli arricchisce l’analisi di un fattore fondamentale, quello umano. Rimarrete sopresi dalla profondità e dalla convinzione che alcuni infondono nella loro Arte, corroborati da ricerche puntigliose o da esperienze vissute direttamente, quanto altri si lascino andare a dichiarazioni che non potranno non suscitare un moto anche di ilarità (che magari si tramuterà in simpatia). Non tutti si impegnano con convincimento e, magari, proprio chi è indenne da fanatismi (altro rischio concreto) risulterà infine meritevole d’interesse (escludendo la crassa superficialità, ben s’intende).
Lo schema utilizzato da Cerati è lo stesso che informa analoghe pubblicazioni: si scava nel passato, alla ricerca di origini spesso incerte, infine si amplia lo spettro d’analisi, comprendendo anche generi come il black metal che, per stessa precisazione dell’Autore, richiederebbero un volume a parte!
Come invece approcciare la lettura di Black mass? Con spirito libero, innanzi tutto, e con dovuta attenzione, anche per rispetto nei confronti di chi firma, il suo evidente impegno non va sminuito. Se siete dei convinti frequentatori di un solo “genere” (?) cadrete in fallo: va letto nella sua interezza, al bando preferenze e/o partigianerie, praticare l’occult rock negli anni Sessanta o nei Settanta comportava rischi diversi da oggi (ma, forse, viviamo tempi più intolleranti che in passato…).
Le origini appunto, gli iniziatori, poi i “giganti” come opportunamente li definisce Cerati (non solo quelli di Birmingham, ma pure i Led Zeppelin, che credete?), poi l’affermarsi del dark-sound inglese, gli americani ed il metal irretito dall’inconosciuto. Quanto materiale porta l’Autore a sostegno della propria opera, e con quale autorevolezza, andando a ricercare elementi anche nel corso degli “anni bui” anticipatori di una rinascita che ha del sorprendente (ed anche, considerando il numero di nuovi adepti, financo un po’ sospetta). Lo spazio dedicato alle figure femminili le arricchisce di nuovi volti e competenze, affrancandole da una ingiusta mancanza di considerazione o, peggio, rispetto.
E, sopra tutto, concediamoci un moto d’albagìa, ampio spazio viene concesso giustamente a noi italiani, che possiamo legittimamente vantare campioni assoluti del settore. Contingenza? Storia? Un patrimonio Culturale sterminato? Sono solo alcuni, importanti elementi che hanno favorito il fiorire e l’espandersi di una scena impressionante per numeri e qualità, sovente anche a fronte di mezzi esigui e di un ambiente ostile (lascio a voi immaginare perché). Sì, siamo fortunati, abbiamo a portata di mano una tale mole di materia finissima che tutti ci invidiano, non sprechiamo tempo e risorse a favore di chi non merita tanto, e non è sciovinismo (mi conoscete) il mio.
Non conta l’involucro (il look), ma la convinzione. Il generare Arte dalle proprie idee, che stimoli se stessi e chi ascolta. Suscitare curiosità e volontà d’approfondire. Alla maturità d’ognuno, poi, evitare di cadere nel baratro nero. Una volta venduta, la propria anima non la si riacquista più.
Volutamente non ho citato nomi né titoli. Con punta d’orgoglio, confesso che ne possiedo una ampia selezione.