Da sempre le opere di Stephen King sono state oggetto di trasposizioni cinematografiche piú o meno riuscite. Il recente remake (dopo la serie televisiva) di It da parte di Muschietti (sufficiente il primo capitolo, pessimo il secondo. In realtà c’è molto più It in una serie come Stranger Things) è solo un piccolo esempio. I capolavori sono pochi e ben conosciuti mentre numerosi sono i tentativi poco riusciti (pessimo La Torre Nera) fra cui alcune serie (come la recente The Stand). Fra le uscite più recenti ecco Firestarter (in italiano L’incendiaria), altro remake. La colonna sonora della prima trasposizione del film era stata dei Tangerine Dream. La regia è affidata a Keith Thomas e si avvale della colonna sonora del grande John Carpenter, qui accompagnato da Daniel Davies e dal figlio Cody. Lo stile è quello consueto che ci si potrebbe aspettare da Carpenter: le atmosfere sono cupe e oscure e ricordano quelle di capolavori come Halloween e dei suoi vari remake in cui il nostro ha dato il meglio sia come regista che come musicista. Purtroppo è ormai da molto che Carpenter è assente dalla macchina da presa per cui ci dobbiamo accontentare della sua musica. Le ambientazioni alternano momenti onirici (con il pianoforte protagonista come nell’iniziale ed eterea “Mother’s Love”) ad altri più concitati in cui l’uso del synth è preponderante. Il tono generale è comunque oscuro e inquietante: i consueti battiti sintetici cupi e ossessivi costituiscono ormai un marchio di fabbrica della produzione musicale di Carpenter come abbiamo modo di ascoltare anche in quest’occasione Il finale con “Rampage Ends” e “Firestarter (End Titles”) è apocalittico e molto incisivo. Di certo, lungo i circa 40 minuti dell’album, la classe di Carpenter emerge solo a tratti ma questo è sufficiente a salvare Firestarter OST.