E’ uscito la scorsa primavera Too Late, nuovo lavoro degli italiani Echoes of Silence, in attività dai primi anni 2000 ma che, soltanto nel 2022 hanno trovato posto nella ‘scuderia’ dell’etichetta francese Icy Cold Records. Non si tratta dunque di ‘novellini’, ma di profondi conoscitori della tradizione anni ’80, della quale si ritrovano numerosi – appunto – ‘echi’ nella loro musica; citare i Joy Division, i Killing Joke più ‘antichi’ o, occasionalmente, i Bauhaus è un esercizio fin troppo facile né, presumibilmente, i nostri fanno mistero circa le radici della loro ispirazione: la band si muove con competenza e mestiere all’interno di quell’universo oscuro che tanto ci è caro, chitarra e basso sono al centro di una scena, ove si alternano rabbia, tensione, malinconia e ricordi, all’insegna di un ‘rituale’ che conosciamo ormai da una quarantina d’anni. La prima traccia, “Around”, esordisce travolgente, incalzando con impeto cupo e ritmica convulsa: il canto di Filippo Biagioni Gazzoli si mostra decisamente all’altezza, propagando energia ed espressività. Subito dopo, la breve “Lover” si attiene alla stessa linea strizzando l’occhio ai Killing Joke, dei quali riecheggia tormento e sottile cattiveria, mentre “Lace” ‘capitola’, optando per un contesto più malinconico scandito da un basso di tutto rispetto e la title track sembra volerci ricordare che prima del postpunk c’era il punk; “Beside” torna al malessere ‘ottantiano’, regalandoci un momento introspettivo squisitamente Joy Division con tanto di armonia di basso e chitarra: un momento che qui non rappresenta certo un’eccezione. Lo spirito di Curtis anima infatti anche “How”, caratterizzata da un’intensità più ‘pressante’ e “Decide” dove tra basso e voce pare proprio di trovarsi a Manchester; ma il culmine del sound joy-divisioniano è raggiunto dalla conclusiva “Endless Fall” che, in quasi dieci minuti riassume il pensiero e la sensibilità di un’intera generazione, di cui tutti portiamo un invisibile ma indelebile marchio.