Oggetto di indagazioni attente e di un seguito fedele stretto ad esso da un forte legame, per merito di insiemi illuminati che ne interpretano i codici adottando una visione più ampia, il doom ha conosciuto una costante rigenerazione nel corso degli ultimi lustri. Una crescita senza soluzione di continuità mantenendo intatto un fiero spirito underground. 

I Messa sono tra coloro che, con pieno diritto, si collocano tra le schiere dei più innovatori, termine da accettare con riserva trattandosi appunto di doom, la matrice del quale è ben evidente evitando loro accuse d’eresia. La proposta del quartetto incorpora elementi genuinamente occulti, perfettamente incastonati in un contesto narrativo che coinvolge l’ascoltatore rendendolo letteralmente partecipe d’un rituale. Che chiaramente trova massima espressione dal vivo. 

 

Ecco che l’approdo alla Svart, patrocinatrice dell’ultimo, eccellente Close giunge come ovvia certificazione di un percorso artistico caratterizzato da un’evoluzione coerente, una fermezza riscontrabile tra coloro che sono parte di una congregazione. E tenendo nella giusta considerazione gli interessi manifestati da Sara Bianchin (si leggano anche le interviste da essa rilasciate) e l’inclinazione che è caratteristica del doom a generare comunità anche ristrette, l’uso di tale riferimento è quanto mai appropriato. 

 

Il set proposto è breve, dividendo la serata con altri quattro insiemi e precedendo in scaletta i Nebula, ma ha comunque permesso ai quattro musicisti d’esibire tutta la loro bravura. Un fluire di note che creano impressionanti muri sonori, ma che si aprono a divagazioni anche colte (“Suspended”), indizio d’una curiosità costantemente alimentata che permette al complesso di attuare delle personalissime interpretazioni d’un canovaccio altrimenti rigidissimo. Trame elaborate che traggono forma dall’epoca più aperta alla sperimentazione, quando il c.d. hard-rock incorporava senza timore elementi alieni alla sua dizione, e pure a Maestri nel creare atmosfere plutonie come i Dead Can Dance, sopra tutto nel saper cogliere nuove opportunità espressive da culture e costumi esotici. Non solo la più recente ondata doom che vede proprio nell’interprete femminile il fattore determinante, ma anche l’imprescindibile lascito del goth-rock britannico, impulsi che proprio dal vivo trovano la loro massima espressione, coagulandosi attorno ad un set anche breve come quello dell’Altroquando, sempre improntato alla massima professionalità come si conviene ad Artisti dello spessore dei quattro Messa. Peccato per la brevità del set, ma ai Nebula, costretti ad interrompere la loro esibizione allorquando essa penetrava nel suo cuore pulsante, non è andata meglio. Non per colpe loro, tantomeno dei curatori.  

Evento organizzato da Go Down Records, nell’ordine si sono esibiti Quiet Confusion, Mother Island, Messa, Nebula.