L’Inghilterra continua a produrre gruppi postpunk in quantità, alcuni ovviamente più validi di altri, tanto da meritare la segnalazione su queste pagine: è il caso degli Sheafs, provenienti da Sheffield, dei quali di recente è uscito il debut album A Happy Medium. Lawrence Feenstra, Chris Goodacre, Charles Mello, Charlie Eastap e Callum Wright sono in realtà attivi fin dal 2016 ma ci hanno messo sei anni a fare il ‘botto’, forse per l’eccessiva fedeltà a modelli del passato e la conseguente difficoltà a rendere riconoscibile il loro sound: ad essere onesti, la loro formula, nel complesso, non può ancora definirsi originale – come, per esempio, si può dire dei colleghi Fontaines D.C. o Idles – ma contiene spunti di rilievo, è sufficientemente cupa e rabbiosa ed è pervasa di una energia molto coinvolgente; il basso di Callum Wright, fra l’altro, va tenuto in debita considerazione. Nel disco sono presenti dieci tracce, alcune delle quali rimangono davvero impresse. Si parte con “En Route Distress”, a dimostrare fin dal principio un’attitudine impetuosa e sferzante e uno scenario incentrato su una ritmica dirompente, con basso e batteria in stato di grazia. Subito dopo, “Monotonal Living” persiste in modalità incalzante, con un’energica chitarra che sembra quasi inveire contro l’ipocrisia e la vita noiosa di cui parla il testo, mentre “’Cycles”, fumosa e oscura, incede scandita da un ritmo vagamente solenne e “Vacancy” è un pezzo postpunk classico, caratterizzato da un delizioso sentore ‘vintage’, ove la parte vocale a cura di Lawrence Feenstra risulta davvero accattivante; “Losing All Inhibitions” torna a canoni più aggressivi e ‘rockeggianti’, con una melodia cupa e lineare ma assai efficace e basso e chitarra decisamente da segnalare. “Spectator” ci fa, poi, nuovamente ‘assaporare’ un icastico contesto postpunk benchè non manchino, più in là, anche momenti meditativi e improntati alla pura e semplice malinconia, come “For Now, Concede”, molto più pacata dell’ipnotica e ‘affannosa’ “A Reverie”. In chiusura, “Millennial” e “The Room”, la prima in stile trascinante e convulso, la seconda optando per sonorità tenebrose e introspettive, concludono degnamente l’album di una band da considerare ‘sorvegliata speciale’.