Ormai non ci faccio più caso, agli anniversari che FB mi propone quotidianamente. Cinquanta, quaranta, trenta, venti, dieci, eppoi le cinquine… Viviamo in un’epoca di retromania spinta, dobbiamo riconoscerlo a Simon Reynolds.
Così rischio di perdermi quei pochi che davvero meritano.
Ma nel caso di Pale awakening, non è la ricorrenza tonda a motivare la ristampa di questo piccolo gioiellino di musica elegante, un solenne inno al crepuscolo che a ventisette anni dalla sua prima pubblicazione risulta ancora attuale. Segno che già nel ‘95 Diego Merletto aveva mappato ispirazioni ed aspirazioni, conscio che si rendeva necessario comunque ampliare lo spettro espressivo mantenendo intatto uno stile personale e riconoscibile. Un esercizio di equilibrio che troverà ulteriore affinamento nelle opera a venire.
Ne derivò un’opera già matura, e trattavasi solo dell’esordio: canzoni come “Winter” riflettono gli umori di spiriti inquieti abbandonati alla riflessione serotina. Caleidoscopio di emozioni trattenute con fermezza che si frammenta in nove episodi rimandanti all’opera di Maestri riconosciuti, citati con deferenza, aderendo ad un credo espositivo manifesto. “When dreams became memories” è ben più di quanto il titolo fa presagire, delineando tormenti interiori che la notte solinga accentua; le rarefatte punteggiature strumentali, le percussioni che scuotono le anime, il canto apparentemente freddo, distante, ma non solo, “This time” accentua le ritmiche ma non l’intensità espressiva, “Wait for nothing” è impulso neo-romantico, “Again” t’induce a levar lo sguardo al firmamento oscurato presago di tempesta.
La riedizione attuale contempla due bonus track e viene offerta in duplice versione vinile doppio e compact disc digipack.