Il caso dei genovesi Expiatoria non costituisce una eccezione, va comunque considerato che il complesso, fondato nel 1987, ha conosciuto più d’una fase di iato alle quali la pubblicazione di Shadows ha finalmente posto fine.
Costituitosi per volontà dei fratelli Massimo e G.B. Malachina, tutt’ora fulcro della formazione, hanno rilasciato con parsimonia testimonianze della loro esistenza, nella forma di demos, partecipazioni a compilazioni quali “Nightpieces” del ‘92, patrocinata da Dracma Records, e due eppi rispettivamente datati 2010 e 2016. Non ostante l’antica origine, gli Expiatoria non mostrano di patire condiscendenze formali nei riguardi di un genere, il doom, quivi l’accezione è assai generica però, ed approfondirò in seguito, che siamo coscienti essere refrattario a mutamenti ed innovazioni repentine.
Le sei stazioni lungo le quali procede Shadows non lo esentano comunque dall’ostentazione di rispetto non affettato nei confronti della tradizione, di quell’approccio italiano all’horror rock: “Seven chairs and a portrait” ne è esempio assai calzante, ma l’intiero disco poggia sull’edificazione di atmosfere lugubri e sepolcrali mai opprimenti fino a divenire intollerabili, bensì funzionali ad una narrazione mitica, grandiosa, un rifuggire dall’ordinario che è tipico dei nostri complessi aderenti al genere. Le tastiere di Edoardo Napoli (pure alla chitarra) stendono sul costrutto sonoro un velo di sincero orrore, la coppia costituita dalla batteria di Massimo Messina (e di Stefano Caprilli sulla sola “When darkness falls”) e dal basso di G. B. Malachina sottolineano con il loro duttile applicarsi ogni singolo frangente, la chitarra di Massimo Malachina mostra inclinazioni classicamente metal, non facendone per questo un dogma (“The asylum of the damned”, traccia strumentale segnata dall’irrompere dal magnifico sax di Edmondo Romano che rinforza la tregenda scatenata dalla sei corde e dalle tempestose tastiere). Con la voce di David Krieg (Tony Tears, Malignance, Neith), formidabile narratore, ed opportunamente sostenute dall’intiero ensemble, esse forniscono a Shadows lo scheletro sul quale s’innestano tutte le altre componenti. Il disco vede la partecipazione di numerosi ospiti, tra i quali spiccano Diego Banchero e Freddy Delirio, una vera e propria comunità che si coagula attorno al progetto principale, offrendone ulteriore linfa e stimolo. L’epica, drammatica “Krieg (My last song)” degnamente suggella un’opera (che troverete disponibile sia in vinile, per Black Widow Records, che cd per Diamond Prod.) che s’inserisce di diritto nel novero (per nulla ristretto) delle migliori del settore in Italia. Una nota ulteriore merita la martellante opener “When darkness falls”, finissimo episodio ascrivibile al doom più magniloquente ed arcigno (con Krieg che colloca la sua prestazione nell’alveo scavato nella pietra tombale da King Diamond, ed i Mercyful Fate sono tra i padrini riconosciuti di Expiatoria), e per “Ombra (Tenebra parte II)”. Non sfuggiranno l’assonanza con la quasi omonima traccia de La Janara e la presenza alla voce della di questi cantante Raffaella Càngero: le similitudini emerse a composizione ultimata hanno indotto gli Expiatoria a concretizzare la collaborazione, fruttuosissima, con i campani, il brano è senza dubbio il più visivamente efficace del lotto (porgete attenzione ai cantati), supportato da elementi gothic-dark-prog che irrobustiscono l’apparato narrativo.
Si segnala il recente ingresso in formazione di Fulvio “Flux” Parisi (Tony Tears, Abysmal Grief dal vivo) e di Enrico Meloni alla batteria.