Dopo Elements del 2020 la IÖR (Industrial Ölocaust Recordings) pubblica il secondo album solista di Luca Ferro intitolato Bothub . L’artista fa anche parte, assieme a Stefano Bertoli ed Alberto Macciola del trio I Giardini di Bosch di cui avevo parlato in relazione al loro ottimo lavoro Lo Straordinario Viaggio Di Rose Camalow nel 2021. Ci troviamo indubbiamente di fronte ad un artista eclettico che, in questo nuovo album “Bothub”, ha composto delle brevi composizioni elettroniche dalle molte sfaccettature. Rispetto ad Elements la musica è più frastagliata e meno immediata. Tuttavia emerge, durante l’ascolto, la grande capacità di Luca Ferro di creare dei bozzetti elettronici minimali e d’atmosfera. L’iniziale “Machine Lurking” è solenne e caratterizzata da elementi ritmici. Nella successiva “Outside This World” ecco una voce femminile a donare un tocco esotico a questa traccia come anche in “Hardware Bitch” dove sempre la voce e le musiche evocano paesaggi orientali. Le ambientazioni alternano, in generale, momenti più concitati e sperimentali, come in “Glitchy Bells Of Shadows”, non lontana da certe sonorità post industriali, e “Acid On Circuits”, una traccia molto avantgarde, ad altri più pacati e quieti come “Moon Is A Chair”, onirica ed evanescente, e “The Scent OF Forbidden”, perfetta come colonna sonora di un film di fantascienza. “My G-Spot Is G-Force” si avventura ancora in territori industrial mentre la conclusiva “Pathetic” chiude il disco in maniera onirica. Bothub è disponibile in Cassetta e Cdr presso il sito della IÖR al seguente link: https://cardinium.com/.