Gli svedesi The Secret French Postcards si sono attestati sulla formula che abbiamo conosciuto e seguito fin qui: sonorità pacate improntate alla malinconia e all’intimismo, dai risvolti tipicamente shoegaze, delle quali si può ribadire che l’originalità ‘latita’, ma anche che sono un ascolto accattivante e gradevole. Life Got Claws, il quarto album, non smentisce la loro ispirazione e contiene i dieci brani di cui talvolta si può avere bisogno: scanditi da un basso eccellente, ingentiliti da trame ‘sintetiche’ seducenti e da una chitarra di carattere, sono una compagnia ideale per momenti solitari e introspettivi. L’opener “The Way You Love” conserva un sentore ‘vintage’ fin dalle prime note, un sentore che ‘viaggia’ sulla linea di basso e si riflette nel canto avvolgente di Olli Ohlander, per tracciare armoniosi paesaggi. Apertura nel segno del basso per la seguente “Parasite”, episodio rilevante ove la ritmica appare un po’ più sostenuta e la tessitura elettronica ‘echeggia’ con maggiore intensità mentre “Sad Like You” omaggia i classici del postpunk – Cure, Joy Division – con eleganza innegabile e lo stesso può dirsi, più avanti, per “Go Away”, altro bel brano cui, tuttavia, manca forse un po’ di estro, restando fedelmente ancorato a canoni del passato. Ma anche “Strain” merita la citazione per le sonorità fluide e sognanti e la chitarra che ‘aleggia’ all’orizzonte e “Dreaming at Last”, uscita come singolo, nel suo rifarsi alla tradizione wave, la arricchisce però di sostanza drammatica, che si riflette nelle immagini decisamente inquietanti del video ufficiale, in bilico fra il sogno e l’incubo. Poi, “Sides”, uno dei pezzi migliori, ci ‘sintonizza’ su modalità ‘romanticismo’ con liquide note di chitarra e il basso come una ‘punteggiatura’ efficace quanto discreta. Infine “A Searching Kiss” conclude con i suoni malinconici abituali e colori intimisti e sfumati un album ben confezionato ma destinato principalmente ai nostalgici.