“Pronti per ulteriori passi in avanti.”
Così suggellai la recensione di Autumnalia, esordio datato ormai 2019 del quale A man and his nature rappresenta la diretta discendenza in senso temporale, mentre quanto a contenuti espositivi testimoniamo in questa sede di una decisa rottura. I tempi difficili che abbiamo (o stiamo tuttora?) affrontato, cambi di formazione, una volontà precisa di non fermarsi a contemplare la propria opera. Ecco che questo nuovo disco (in comune durata delle tracce concentrate in sei episodi, essenziali per disvelare lo spirito rinnovato che anima il complesso) fa tesoro dell’esperienza, essendo frutto delle intuizioni di Autori intelligenti che non ripudiano il post-rock, tutt’altro, ma affrontano l’opera ben consci che i fossili hanno senso solo nelle teche dei Musei. I saliscendi emozionali, il coinvolgimento, i chiari e gli scuri, i silenzi e le esplosioni strumentali, ecco gli elementi che rendono distintivo il suono dei RIAH, ma la loro legittima ambizione di andare oltre li porta ad esplorare, a fare propri impulsi diversi. Così veniamo investiti da tormente shoegaze alle quali fa seguito una placidità angelica, evocata dal sax, dal violoncello, dalla voce di Daniel Loefgren dei Suffocate For Fuck Sake. Ridurli al rango di “semplici” ospiti ne limiterebbe la portata, essi invece incidono profondamente nel tessuto articolato di queste composizioni, e grande è la presa di esse sull’ascoltatore sopra tutto quando i RIAH convergono sulla rotta tracciata dai Klimt 1918. Eccellente la produzione, A man and his nature è disponibile sia in versione cd (Shove Records) che in vinile (Voice Of Unheard Records).